Adieu monsieur Pigeon signore dei piccioni

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A Parigi è proibito nutrire i piccioni per ragioni sanitarie, ma il clochard italo-francese se ne infischiava e confessava di aver accumulato tante multe che non gli sarebbe bastata una vita con la vecchia professione per pagarle tutte, tanto non avrebbe mai rinunciato ai suoi amici

Se n’è andato in silenzio a metà gennaio ’22 a Parigi. Un angelo, dicono quelli che lo hanno conosciuto. Per la maggior parte dei parigini era il signore dei piccioni, monsieur Pigeon. La notizia ha fatto il giro del mondo, la sua storia e la sua figura hanno incuriosito molti. Nel 2020 la tv svizzera gli aveva persino dedicato un documentario dove raccontava la sua storia. O perlomeno la parte conclusiva, quella sulla strada, dove Giuseppe Belvedere, 76 anni, noto clochard parigino di origini italiane, si è dedicato con tutto se stesso ai piccioni.
Era diventato famoso proprio perché si aggirava per le vie del centro di Parigi sempre attorniato dai volatili suoi “migliori amici”. Lo hanno trovato morto una sera di metà gennaio nel furgoncino che gli serviva da casa. Della sua vita normale sappiamo poco. Ex commercialista finito in rovina, sfrattato, Giuseppe era diventato negli anni un classico vagabondo, barba lunga, schiena curva. E aveva sempre sulle spalle i piccioni, cui dava ogni giorno chili di granoturco da mangiare. Era diventata la sua missione, forse un modo di riscattare i propri errori, certamente un gesto di ribellione verso la città dalla quale è stato emarginato. Nella capitale francese è infatti proibito nutrire i piccioni per ragioni sanitarie, ma il clochard italo-francese se ne infischiava e confessava di aver accumulato tante multe che non gli sarebbe bastata una vita con la vecchia professione per pagarle tutte, tanto non avrebbe mai rinunciato ai suoi amici. Un vecchio, irriducibile ribelle, divenuto famoso prima nel suo quartiere di Beaubourg, dietro il centro Pompidou, e poi in tutta la città. Una figura iconica, amata da chi ama gli animali, da quelli che hanno lasciato fiori e disegni in sua memoria dove era parcheggiato il suo furgoncino, ma altrettanto detestato dai negozianti e dagli amanti dell’ordine che lo accusavano di sporcare e dare un’immagine di trasandatezza della città.
Più volte era stato aggredito e picchiato da teppisti. Nulla da fare, il giorno dopo ricominciava a gettare granturco avvolto dai piccioni in una sorta di nube. Era un legame davvero indissolubile.
Parigi è fredda, non solo climaticamente, Giuseppe qui ha conosciuto i lussi di una vita agiata e poi le durezze di quella di strada. È volato via con un colpo d’ala, da uomo libero, ed è bello pensare che almeno i suoi piccoli amici lo abbiano accompagnato per l’ultimo saluto.
Negli stessi giorni in cui moriva a Parigi monsieur Pigeon, il freddo killer ha ucciso molti clochard in diverse città italiane da nord a sud. Il problema che si pone ogni inverno – su Scarp il termine “emergenza freddo” è vietato come dare il granturco ai piccioni a Parigi, d’inverno in Italia fa sempre freddo – è come salvare le vite degli irriducibili. Si tratta di coloro che non accettano di entrare in rifugi di emergenza, mezzanini della metro o tende riscaldate preferendo dormire all’addiaccio nonostante le temperature polari. Non è facile entrare in relazione con loro, molti ormai sono stranieri e non parlano la nostra lingua e il loro desiderio estremo di restare soli nonostante il gelo non è un anelito romantico di libertà, spesso cela disagio psichico e dipendenze chimiche e alcoliche. La straordinaria attività del volontariato che li monitora e li aiuta non sempre è sufficiente a salvargli la vita. Né d’altro canto, è sempre possibile farli ricoverare con un trattamento sanitario obbligatorio, pochi psichiatri si assumono la responsabilità di autorizzarlo. Così gli invisibili muoiono soli e ogni anno si discute di strutture e di ripari e poco di malattia psichiatrica in strada. Forse bisogna pensare di più nei piani freddo anche a chi non vuole essere salvato, a chi è più fastidioso o sporco, ma ha diritto comunque a una possibilità.

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