Alberto Scanni «Il malato ha diritto a essere ascoltato e accolto»

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Alberto Scanni, oncologo di fama, ha perso il figlio Matteo per un tumore. In un libro racconta cosa resta di suo figlio e ci offre qualche riflessione sul rapporto medico-malato

Alberto Scanni è stato direttore generale dell’Istituto dei tumori di Milano e ha diretto il dipartimento di oncologia dell’ospedale Fatebenefratelli-Oftalmico, a Milano. Ha fondato l’associazione Progetto Oncologia Uman.A che attua progetti di aiuto ai malati oncologici e ai loro familiari e ha donato un hospice all’ospedale Fatebenefratelli-Oftalmico. Nel gennaio del 2022 Alberto Scanni perde un figlio, Matteo, 51 anni, per un tumore. Improvvisamente, come lui stesso dice, passa dall’altra parte: dalla parte di un padre con un figlio malato. E come accadrebbe a chiunque di noi, ha dentro una rabbia furente. Oggi Alberto Scanni è alle prese con un dolore inaudito. Di questo e della mancanza che lo opprime, ha scritto in un libro. Quel che resta di te (àncora).
Professor Scanni, perché ha sentito il bisogno di scrivere questo libro?
In realtà ero preoccupato di pubblicarlo perché temevo venisse letto come la voglia di apparire, con il mio dolore. Non è assolutamente questo. La mia è una testimonianza di una situazione dolorosa che non ho vissuto solo io. Ma soprattutto di riconoscimento della figura di mio figlio. Questo libro è solo per lui. Ho cercato di fare un atto oblativo nei riguardi di Matteo, un atto d’amore. E ho usato la scrittura come mezzo di ricerca anche per una pace interiore.
Scrive anche del rapporto medico-malato. È cambiato il suo sguardo su questo?
Io e il mio gruppo professionale abbiamo sempre fatto molta attenzione al rapporto medico-paziente, facendo anche un lavoro pesante da un punto di vista emotivo perché si affrontano la paura, la malattia, la morte. Ma quando vivi la malattia in prima persona è naturalmente un’altra cosa. Questa esperienza, però, l’ho …

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