Arte, musica e pastorale nel Mulino di Leonardo

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A Vinci, l’associazione Suonamidite gestisce il Mulino del Ronzone, situato sui terreni che fino alla metà del 1800 sono appartenuti alla famiglia di Leonardo. Qui grazie agli sforzi portati avanti da don Mario Costanzi, convivono musica, spettacolo, arte, teatro e, perché no, anche opera pastorale

Le persiane rosse sui muri di pietra attirano l’attenzione quando, camminando sui sentieri alle pendici del Montalbano, si passa davanti al Mulino del Ronzone. Siamo nei pressi di Vinci e su questi prati, accanto al torrente che faceva girare le pale del mulino, un Leonardo Da Vinci bambino giocava spensierato quando ancora il suo nome non era celebre in tutto il mondo. Oggi Mario Costanzi ha trasformato questo mulino in un centro d’arte e musica. Le serate estive animano il grande prato sul retro dell’edificio, dove lo scorrere dell’acqua accompagna le note dei concerti, mentre il raccolto cortile interno offre la location ideale alle rappresentazioni teatrali.
«I proprietari nel tempo hanno impiegato questo spazio in vari modi, ma spesso era inutilizzato. Mi hanno chiesto: “Ma te che ci faresti?”, io da anni cercavo un luogo in cui realizzare uno studio, un ambiente in cui fare musica, che fosse inserito in un contesto di campagna». Così Mario racconta i primi passi fatti per dar vita ad un centro artistico in cui attuare laboratori e creare uno studio di registrazione per la musica. Amici, conoscenti, artisti si sono rimboccati le maniche per rendere concreto il progetto e nell’estate 2019 hanno preso forma i primi eventi. Fondamentale la rete creata con l’amministrazione comunale di Vinci, la Pro Loco, le associazioni del territorio, oltre all’esperienza di laboratori e progetti musicali portati avanti negli anni con le scuole.
Tra ospitalità e cultura
Oggi il Mulino è attrezzato per ospitare iniziative artistico-culturali e qui si può anche pernottare grazie alle stanze sistemate al piano superiore. Questo permette di aprire le porte a progetti residenziali e di ospitare laboratori ed attività di più giorni consecutivi per gli artisti che lo desiderano. Anche se lo studio di registrazione non è ancora pronto, la musica è già di casa e si sta sviluppando un passo alla volta. «In particolare – sottolinea Mario – mi sono orientato sulla musica antica e barocca, anche per mantenere un legame storico-artistico con questo luogo. Questo Mulino sorge sui terreni che appartenevano al nonno di Leonardo e proprio lì – dice indicando un punto dell’edificio – c’era il macchinario per contare le dosi di grano. Leonardo stesso cita questo torrente che va a finire nel Vincio e quindi nel Padule di Fucecchio. Questo legame con Leonardo per noi diventa un punto cruciale per la promozione del progetto».
Proprio sulla figura di Leonardo è stato recentemente realizzato al Mulino un breve docufilm, e sempre lui è stato protagonista di uno spettacolo teatrale. Sebbene la musica sia il cuore del progetto, infatti, altre forme d’arte si stanno sviluppando nei locali del vecchio mulino. «Lo studio musicale è ciò a cui teniamo di più, anche perché può creare continuità nel tempo, ma è anche molto complesso e costoso da mettere in piedi e la pandemia ci ha rallentati molto nella raccolta dei fondi necessari. Per questo si sono sviluppati più rapidamente tutti gli eventi collaterali. Abbiamo realizzato spettacoli di racconti popolari toscani e quest’estate organizzeremo una giornata rinascimentale; qui si è tenuto un laboratorio di meditazione filosofica e ci hanno contattato per fare yoga e scuola di ballo».
Leonardo Da Vinci come personaggio fu un ponte fra il Rinascimento e l’Umanesimo, anche nel suo sottolineare la capacità dell’uomo di vivere in sinergia con la natura, di comprenderla ed amarla. Al Mulino del Ronzone si parte da questo spunto per trasformare l’arte in un mezzo di comunicazione e in una modalità d’incontro con l’altro. Qui l’arte e la cultura diventano uno spunto di pastorale.
«Un amico salesiano un giorno mi disse che le nostre parrocchie sono come i centri benessere della spiritualità – continua con un sorriso – perché quando entri in parrocchia hai tutti i servizi possibili: la messa, le confessioni, i momenti di meditazione, le attività, ecc. Però come accade nei centri benessere, anche in parrocchia ci va una minoranza della popolazione: gli altri restano estranei a quei servizi. Per questo sono convinto che ci sia bisogno di iniziative di inclusione con il mondo della cultura, dell’arte, dello sport. Il mondo della cultura è quasi totalmente scristianizzato. Dal punto di vista pastorale si può arrivare più lontano con progetti di questo tipo che stare chiusi solo in ambito parrocchiale».

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