Basket Alle Olimpiadi le stelle orfane del Sud Sudan

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Una nazionale che non può contare su un palasport dove potersi allenare e in cui militano molti giocatori nati e cresciuti in situazioni difficili, come Numi Omot, nato in un campo profughi in Kenya e poi trasferitosi negli Stati Uniti. è riuscita a regalare una speranza ai propri connazionali

È il Paese che vanta, probabilmente, il più alto numero di record negativi: il più povero, arretrato, conflittuale, devastato, martoriato al mondo, senza un vero sistema educativo e sanitario, senza strutture e infrastrutture, con oltre 4 milioni di sfollati e una crisi umanitaria gravissima. Insomma, un popolo senza niente e talvolta senza neppure una speranza.
Il Sud Sudan è anche il più giovane Paese dell’Africa, nato nel luglio del 2011 dalle ceneri di una lunghissima guerra contro il Nord e sprofondato nel conflitto civile nel 2013, tuttora non completamente risolto.
Eppure, gli ultimi, a volte, riescono davvero a essere i primi. Sogni che diventano realtà. È successo alla squadra di basket, che è una delle poche realtà di questo Paese diviso su tutto che possa meritarsi l’aggettivo di “nazionale”. Dopo la storica qualificazione alla Coppa del Mondo lo scorso febbraio, in agosto ha fatto un nuovo miracolo: ha battuto prima una delle più grandi potenze mondiali come la Cina per 89 a 69, e poi si è qualificata per le Olimpiadi sconfiggendo anche l’Angola 101 a 78, guadagnandosi anche il primato di migliore squadra africana.


Il miracolo Bright Stars
Le chiamano le Bright Stars – stelle lucenti – questi giovani campioni che non possono neppure allenarsi nel loro Paese dove, nella lista delle tante cose che mancano, va aggiunto anche il palazzetto dello sport. Sparpagliati per il mondo e allenati dall’ex cestista americano Royal Ivery, si sono aggiudicati l’unico posto di qualificazione diretta messa in palio da Fiba Africa a Parigi 2024, grazie anche a un’altra ex stella dell’Nba, il sud sudanese Luol Deng – oggi presidente federale – che insieme a Manute Bol era stato tra i primi a raggiungere i vertici del basket mondiale. Questa volta, però, Deng si è rimesso in gioco per il suo Paese d’origine. Cominciando, come quasi per tutto, da zero….

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