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Sono quasi 100 mila le persone in fuga dall’Ucraina che hanno trovato rifugio in Italia, nei primi due mesi di guerra.Oltre la metà sono donne, circa 13 mila sono uomini e oltre 35 mila i minori. Fin da subito Caritas è stata attiva sul fronte del supporto in loco, nell’accoglienza nei Paesi limitrofi e in Italia, grazie anche al supporto di centinaia di parrocchie e di migliaia di famiglie che hanno messo a disposizione alloggi e tempo. Noi di Scarp vi raccontiamo le storie di chi ha scelto di ospitare queste persone.
Accoglienza non significa solo trovare un posto per dormire e garantire da mangiare, dare loro le chiavi di una casa e lasciare che poi si arrangino, significa anche garantire la scuola ai ragazzi più giovani, supporto psicologico per chi ha subito il trauma dei bombardamenti, far sentire la semplice vicinanza a persone che hanno perso tutto e hanno lasciato i propri familiari sotto le bombe

Sono quasi 100 mila le persone in fuga dall’Ucraina che hanno trovato rifugio in Italia, nei primi due mesi di guerra. Oltre la metà sono donne, circa 13 mila sono uomini e oltre 35 mila i minori. Per la maggior parte, si sono riversati nelle aree delle grandi città: Milano, Roma, Napoli e Bologna. Quelli arrivati in Italia sono solo una piccolissima parte dei 5 milioni di rifugiati (stima Unhcr) che hanno attraversato i confini dell’Ucraina e si sono riversati nei Paesi vicini in cerca di sicurezza. Più della metà di loro (il 58%) ha cercato rifugio in Polonia, il 15% ha invece attraversato il confine con la Romania.
Caritas Italiana sta operando in stretto contatto con Caritas Ukraina e Caritas Spes, presenti nel Paese in guerra, oltre che con le Caritas dei Paesi confinanti. «Nei Paesi limitrofi si segnala un intasamento dei centri di accoglienza: c’è ad esempio l’Expo di Varsavia, trasformato in un centro per profughi, che è arrivato ad ospitare 10 mila persone», ci racconta Daniele Albanese dell’area internazionale di Caritas Italiana.
Proprio da lì la Caritas Italiana ha organizzato alcuni voli umanitari per portare in Italia alcune centinaia di persone «tra le più vulnerabili: anziani, disabili, chi ha visto la propria casa e il proprio paese in macerie, donne con bambini senza contatti, che non avevano nessuna prospettiva se non quella di restare lì senza alternativa. Ora sono accolti in circa 15 diocesi in tutta Italia». Oltre a questi arrivi, che hanno riguardato soprattutto persone che non avevano contatti in altri Paesi europei, nessuna altra possibilità di accoglienza da parte di parenti o conoscenti, e rischiavano di rimanere nel limbo di questi grossi centri a tempo indeterminato, bisogna aggiungere le migliaia di persone, arrivate autonomamente, che tutte le diocesi italiane stanno da subito accogliendo grazie alla rete di appartamenti e ospitalità nelle parrocchie.

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