Caro Energia Terzo settore a rischio

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Non bastano aiuti una tantum ma servono interventi strutturali. E servono ora. Altrimenti si rischia di chiudere tutto. Questo il grido d’allarme lanciato dal Terzo settore nel suo insieme, cioè da tutte quelle realtà che si occupano di garantire assistenza di qualità a persone fragili (anziani, minori, soggetti con handicap, persone con dipendenze, famiglie in difficoltà) ma anche semplicemente che si occupano di garantire lo sport e l’educazione di base (piscine, palestre, doposcuola) in quartieri complicati. Il privato sociale si sta muovendo grazie alla nascita di comunità energetiche, ma servono incentivi e leggi più agili. C’è chi ha già dovuto aumentare le rette, seppur di poco, e chi sta cercando di tenere duro, ma se qualcosa non cambierà da qui a poco, c’è il rischio che molte strutture di accoglienza saranno costrette a chiudere, lasciando gli ospiti senza assistenza e gli operatori senza lavoro

L’allarme, le cooperative sociali, lo avevano già lanciato a febbraio, quando i costi dell’energia stavano già galoppando e investendo tutti i settori, ancora prima che esplodesse la guerra tra Russia e Ucraina. All’inizio dell’anno Federsolidarietà – la costola di Confcooperative che raccoglie le cooperative sociali che offrono prevalentemente servizi di welfare – registrava un aumento delle segnalazioni per strutture che faticavano a far quadrare i conti.
Nei primi sei mesi di quest’anno, la maggior parte delle cooperative aveva avuto spese per il costo dell’energia raddoppiate, triplicate e in alcuni casi quadruplicate rispetto all’anno precedente. Le più penalizzate sono quelle che offrono servizi di residenzialità: dai centri per anziani e Rsa alle comunità per minori, da quelle terapeutiche per persone con dipendenze alle accoglienze per homeless. Ma ci sono anche le realtà che offrono servizi educativi, come i nidi, i doposcuola, o i centri ricreativi per anziani: tutti servizi che, a differenza di uffici o imprese, non possono semplicemente ridurre l’apertura o spostare l’attività in orario notturno.
«E sono tutti costi che non possono essere semplicemente ricaricati sugli utenti finali, perché persone fragili, mentre le tariffe sono bloccate o basate sulle convenzioni con enti pubblici. Stiamo parlando di dare servizi essenziali alla persona, non di poter scegliere di consumare o meno un prodotto. Non possiamo buttare le persone per strada, e nemmeno lasciarle al freddo», ha dichiarato Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà.
Il Terzo settore, in Italia, conta oltre 360 mila realtà no profit che offrono, a vario titolo, servizi di utilità sociale. Di questi, 34 mila enti si occupano di servizi di assistenza sociale, e 16 mila sono cooperative sociali.


Aumenti fino al 400%
Vanessa Pallucchi è la portavoce del Forum Terzo settore, la p

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