Ciao David Eri semplicemente uno di noi

Facebook
Twitter

David ha costruito pezzo dopo pezzo la sua scuola di Barbiana fino a diventare un leader politico,
anzi, un esempio della buona politica

Davide Sassoli non era Superman e neanche Jeeg Robot, era un uomo buono con il cuore esposto. Esposto verso il buon giornalismo e la buona politica, esposto verso la famiglia da proteggere e amare, esposto verso gli altri: la gente incerta, la gente che ha paura, la gente che chiede aiuto. Il vuoto che lascia nel Parlamento europeo, nella comunità politica e nell’intero Paese, sembra un baratro anche per questo: perché sono sempre meno quelli che riescono a testimoniare come lui, con lealtà e gentilezza, le tabelline della vita, gli insegnamenti di un padre, di un prete o di una maestra, i valori e gli ideali dai quali non si deve abdicare.
David Sassoli si è esposto in ogni momento della sua brillante carriera senza fingere di essere un altro, per comodità o per convenienza. Nei giornali, in tv e dalla poltrona di presidente del Parlamento europeo è sempre stato fedele alla sua immagine di ragazzo cresciuto a pane e oratorio, tra La Pira e Dossetti, don Milani e il cardinal Zuppi, fino a coniugare gli ideali di giustizia e libertà con le lezioni di Kennedy e Martin Luther King in un memorabile discorso che la Caritas Ambrosiana ha riassunto su twitter: “Abbiamo visto i nuovi muri, i nostri confini in alcuni casi sono diventati i confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. La disuguaglianza non è più né tollerabile né accettabile, il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli”.
Quando ci si chiede dove poter trovare le motivazioni per essere uomini e donne capaci di essere generosi e solidali e usare la gentilezza come forza e la lealtà come stile di vita, ecco, questo breve messaggio di David Sassoli è quasi da imparare a memoria. Perché fa pensare al percorso compiuto di una persona che non si nasconde dietro facili slogan o populismi da strapazzo, ma ricorda chi è, da dove viene, gli esempi ricevuti, la necessita di far fare un passo avanti a chi è rimasto indietro… è bello, hanno scoperto in tanti nei giorni del dolore e dell’omaggio a David in Campidoglio, potersi identificare nelle sue parole, nei suoi ideali puliti e nelle sue speranze, come si diceva un tempo, per un mondo migliore. Ma fa quasi rabbia che non sia stato fatto prima, che la convergenza che è stata trovata nell’imprevedibilità di un lutto non sia stata un collante per soffiare via la brutta nebbia che avvolge politica e società.
David Sassoli io l’ho conosciuto più o meno trentacinque anni fa, quando si bivaccava insieme per ore nel Transatlantico di Montecitorio: lui lavorava al Giorno e si sentiva con il freno tirato dai condizionamenti che la politica esercitava sul giornale. Anche allora non era diverso dal giornalista che abbiamo visto in tv con la cravatta e le maniche della camicia arrotolate o come il presidente europeo che riesce a dialogare con tutti, maggioranza e opposizione, tenendo saldi i principi che contano. Allora sognava qualcosa di diverso e di nuovo, come tutti, sognava di cambiare e di fare nuove esperienze, di essere un cronista attivo e più ancora costruttivo, impegnato sulle notizie ma anche coinvolto nelle storie che possono cambiare un destino. Era bello, simpatico, sorridente, un amico e un compagno di cui soltanto oggi ho conosciuto la fase iniziatica, quella che spesso determina un inizio e un punto d’arrivo: era un mondo piccolo, tra la strada e l’oratorio, la dottrina e il calciobalilla, in cui si incrociavano i pensieri e i maestri e dove il Vangelo con Gesù rappresentava sempre la vera rivoluzione.
David ha costruito pezzo dopo pezzo la sua scuola di Barbiana fino a diventare una figura istituzionale, un leader politico, anzi, un esempio della buona politica. Ma non ha mai messo una benda sul cuore, l’ha sempre lasciato battere nella direzione giusta, la lotta alle diseguaglianze, l’attenzione ai più fragili, la difesa dei diritti, l’importanza dell’Europa come comunità di destini condivisi, spirituali e culturali. Non è facile ma nemmeno difficile essere così: bisogna credere in qualcosa senza immaginarsi supereroi. David non lo era e adesso lo immagino in cielo con il sorriso un po’ schembo e la luce negli occhi, magari in scarp de tennis. Era uno di noi.

Leggi di più

Gli ultimi articoli

Gli argomenti più seguiti