Contro la povertà una rete di welfaree aiuti integrati tra pubblico e privato

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Dal report sulle povertà emerge che sono state 78.882 le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas delle dieci diocesi lombarde tra settembre 2020 e marzo 2021, quando il Governo per contrastare la seconda ondata di contagi ha imposto nuove limitazioni

In occasione delle celebrazioni per i 50 anni della Caritas in Italia, le Caritas delle diocesi lombarde hanno pubblicato un report sull’aumento della povertà causato dalla pandemia. La ricerca è interessante perché, seppur parziale e provvisorio, è il primo bilancio sulle conseguenze che il Covid ha avuto sui soggetti socialmente più fragili nella Regione che ha registrato il più alto tasso di mortalità. Dall’indagine emerge che sono state 78.882 le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas delle dieci diocesi lombarde tra settembre 2020 e marzo 2021, quando il Governo, per contrastare la seconda ondata di contagi, ha imposto nuove limitazioni. In questo periodo, il numero di assistiti è stato leggermente superiore a quello che era stato registrato a inizio pandemia, da marzo a maggio 2020, quando erano state 77 mila le persone che avevano fatto ricorso alle Caritas in seguito al primo blocco delle attività economiche. Tuttavia i nuovi poveri, registrati durante il secondo lockdown, vale a dire coloro che si sono rivolti per la prima volta al sistema di aiuti delle Caritas lombarde, sono stati il 13%, pari a 10.254 individui; mentre durante la prima chiusura erano stati il 36% in termini assoluti, pari a 27.720 soggetti. Benché le restrizioni meno severe e “a geometria variabile” introdotte nella seconda fase dell’emergenza sanitaria abbiano avuto un impatto significativo, anche se meno pesante rispetto a quelle più severe dell’anno precedente, una parte di coloro che erano precipitati in una condizione di indigenza, ad aprile 2021 (data del rilevamento) non si erano ancora risollevati.
Gli intrappolati nella povertà sono un’eredità onerosa destinata ad aggravarsi in futuro, se la ripresa economica non sarà sufficiente a contenere la sospensione dei licenziamenti e se non si troverà una soluzione per chi non riesce ad onorare i debiti che ha accumulato per stare a galla. A destare preoccupazione sono anche le famiglie e i piccoli imprenditori titolari di attività commerciali o artigianali, perché non sono in grado di restituire i prestiti contratti in questi mesi, né coi propri redditi né con il patrimonio: almeno 20 mila persone in Lombardia (90 mila in Italia) tecnicamente definite sovra-indebitate e potenziali vittime di usura. La ricerca, tuttavia, mostra anche che la rete ecclesiale ha sostanzialmente tenuto.
Di fronte a questa situazione i 14.163 volontari (di cui 2.827 over 65) che operano nelle dieci Caritas diocesane della Lombardia hanno risposto prontamente mettendo in atto forme nuove di aiuto. I servizi essenziali, come le mense per i poveri e i rifugi per senza tetto, sono stati riorganizzati per adattarli al nuovo contesto emergenziale.
Su dieci diocesi nove hanno attivato fondi di sostegno economico per le famiglie in difficoltà a causa del Covid, sei hanno avviato progetti per sostenere l’acquisto di device per gli studenti, altre sei hanno promosso interventi specifici sul fronte del lavoro e tre hanno istituito un fondo di sostegno alle piccole imprese.
In vista di un autunno, che potrebbe rivelarsi difficile sul fronte dell’occupazione, le Caritas continueranno ad essere sempre presenti. Ma per farlo ed essere efficaci non potranno essere lasciate sole. Per questo abbiamo voluto stringere un accordo con Inps, per la costituzione di una rete di welfare agile che consentirà ai 672 centri di ascolto Caritas presenti nelle parrocchie della Lombardia di diventare la porta di accesso per un sistema di aiuti integrato tra pubblico e privato.
Un primo ma incoraggiante e significativo passo.

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