Dirk, il sindacalista dei senzatetto: «Lottiamo per rimanere visibili»

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Finito in strada nel 2003 dopo che la madre ha trovato un nuovo compagno Dirk ha vissuto quasi 12 anni in diversi dormitori della Germania. Oggi lavora per il Selbstvertretung wohnungsloser Menschen (Auto-rappresentanza dei senzatetto), una sorta di sindacato dei senza dimora con sede a Freistatt, un paesino della Bassa Sassonia. Se tutto andrà bene nel 2022 avrà finalmente una casa tutta sua

Ha un faccione rotondo, occhialini da nerd dell’informatica, stempiato, barbetta di tre giorni e un sorriso sempre stampato sulla faccia. Si chiama Dirk Dymarski, ha 44 anni e lavora per il Selbstvertretung wohnungsloser Menschen (Auto-rappresentanza dei senzatetto), una sorta di sindacato tedesco dei senza dimora con sede a Freistatt, un paesino a sud di Brema, in Bassa Sassonia.
«Sono finito a vivere in strada nel 2003», spiega sul sito dell’organizzazione. Allora aveva un appartamento e un lavoro in un’acciaieria a Bochum, la sua città natale nella regione della Ruhr. Poi muore improvvisamente il padre e gli crolla tutto addosso. La madre inizia a soffrire di attacchi di panico e Dirk deve mollare il suo appartamento per trasferirsi da lei e assisterla. Un impegno che diventa rapidamente incompatibile con i suoi turni in fabbrica, tanto che è costretto a lasciare il lavoro per assisterla. La madre, poi, si riprende e trova un nuovo compagno. «Adesso ho Günther, mi disse mia madre – racconta Dymarski al quotidiano Taz –. Mi mise 300 euro sul tavolo e mi indicò la porta».

Una vita per strada
Non ancora trentenne, senza un alloggio e senza un lavoro, Dirk inizia quindi a vagare per diverse città della Germania, passando da un rifugio di emergenza all’altro senza soluzione di continuità. E così perde la voglia di lottare e ricostruirsi una nuova vita. Si lascia andare, per anni. «Non volevo accettare aiuto da nessuno, ero molto testardo –, continua a raccontare Dirk –. «Poi, però, a un certo punto è scattato qualcosa: ho pensato, tra me e me, che non poteva andare avanti così, dovevo per forza trovare una soluzione».
Di passaggio alla Bahnofsmission, il centro di aiuto della stazione centrale di Berlino, dove nel frattempo era finito, vede un manifesto dell’associazione di Freistatt.
«Ho chiamato e mi hanno subito accettato. Mi sono trasferito lì nel 2017. Ho interrotto più volte il programma di accoglienza, lo devo ammettere, tanto che oggi sono al quinto tentativo di trasferimento stabile, per costruirmi finalmente una vita regolare».


Lotta per la casa
Al quotidiano Taz fa sentire tutta la sua rabbia per lo sgombero di 60 tra senzatetto e attivisti da un palazzo vuoto del quartiere centrale di Mitte, a Berlino, lo scorso 29 ottobre. «è orribile questo sfratto, dopo tutte le promesse mancate da parte del municipio – racconta –. Abbiamo bisogno di alloggi a prezzi che siano davvero accessibili, non di sgomberi». Nel 2022, quando lascerà la casa di accoglienza della Diaconia di Freistatt, ne riceverà una anche lui. Un appartamento tutto suo, dopo quasi vent’anni di vita da strada. Fino ad allora lavorerà per garantire che il lavoro di coordinamento e auto-aiuto della sua organizzazione continui e sia efficace.
E perché chi è senza una casa continui a rimanere visibile politicamente.

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