La giornalista Bianca Stancanelli dal 2003 porta il suo libro sulla figura del sacerdote nelle scuole: «Quella di don Pino è la storia di un uomo che muore per salvare i bambini dalla mafia, perché è da loro che bisogna cominciare, restituendogli l’infanzia, il gioco e l’innocenza. E fare ognuno la propria parte»
Il 15 settembre 1993 don Pino Puglisi avrebbe compiuto 56 anni. Sono passati 30 anni da quel giorno in cui la mafia decise che don Pino, parroco di Brancaccio a Palermo – beatificato nel maggio 2013 – doveva morire. Il quartiere santuario di mafia, dove Cosa nostra allevava i propri soldati, don Pino Puglisi non lo aveva scelto: aveva accettato di essere parroco della chiesa di San Gaetano perché glielo aveva chiesto il Cardinale Salvatore Pappalardo.
Ma poi lavorò instancabilmente per sottrarre i bambini dal giogo miserabile della mafia e le bambine dalla prostituzione. I più piccoli lo amavano, lo rispettavano. E questo faceva paura ai padroni del tempo, i fratelli Graviano.
La giornalista siciliana Bianca Stancanelli – che ci onora della sua firma su Scarp – ha dedicato un libro al sacerdote palermitano: A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario (Einaudi). Un long seller che continua a essere ristampato – oggi è anche in ebook – e che la giornalista e scrittrice continua a portare nelle scuole italiane.
Don Puglisi è stato ucciso nel 1993. Che cosa accadeva nel Paese?
Dopo le stragi del 1992, l’organizzazione criminale aveva un bisogno vitale di reclutare forze nuove: lo Stato, sull’onda dell’indignazione del Paese, aveva reagito con arresti in massa. Nei suoi tre anni di parroco a Brancaccio, don Puglisi lavorò efficacemente per sottrarre nuove leve alla mafia. I pentiti, al processo, hanno detto che “si pigliava i bambini, per non farli cadere”. E in chiesa pronunciava parole pesanti contro i mafiosi. In un’omelia disse: «chi usa la violenza non è un uomo». Non c’era peggiore sconfessione per gli uomini d’onore, come tra loro si chiamano i mafiosi. Leoluca Bagarella, il cognato di Salvatore Riina, capo dei capi, rimproverò ai Graviano, i dittatori mafiosi di Brancaccio, di aver fatto diventare il parroco …