Ernesto Olivero «Vogliamo bene a chiunque bussi alla nostra porta»

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Uomo di poche parole, ma di molti fatti. Abbiamo incontrato all’Arsenale della Pace di Torino Ernesto Olivero. A Scarp parla di pace, accoglienza e bellezza

Fino al 1983 quei quarantacinquemila metri quadrati in piazza Borgo Dora, per i torinesi, erano l’arsenale militare. Da quasi quarant’anni quel luogo ha un’altra faccia: è l’Arsenale della Pace e ha il volto di Ernesto Olivero, il suo fondatore. Il 24 maggio, quest’uomo nato nel Salernitano ma cresciuto dall’età di dodici anni in Piemonte, compirà 82 anni. Una vita spesa per costruire realmente la pace, a partire dal ridare dignità ai poveri.
Ernesto non ha mai amato molto le parole: non ne ha mai dette tante e nemmeno ora ama apparire. è abituato a “fare”. Abbandonata la carriera in banca ha deciso di vivere «al servizio della pace», come dice lui.
Nel 1964, con un piccolo gruppo di amici, sogna di combattere la fame nel mondo. Insieme alla moglie Maria Cerrato e ad altri compagni, prova a realizzare quanto ha in testa. è convinto che non sia un’utopia. Iniziano in maniera semplice a raccogliere fondi: fanno mercatini, organizzano concerti, mostre. Il 2 agosto dell’83 mette i piedi a Borgo Dora, un quartiere malfamato della città. L’arsenale militare ha ancora al suo interno le armi, ha i pavimenti in legno ricoperti da strati di olio, pece. Ernesto non si scoraggia. Con volontari che arrivano da tutt’Italia inizia a ristrutturare questo luogo: migliaia di giovani per anni ripuliscono uno ad uno quei cubetti di legno neri.
Da allora l’Arsenale, definito “monastero metropolitano”, ha dato assistenza a immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di Aids e senza tetto. In seguito Olivero apre un Arsenale della Speranza a San Paolo….

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