Ilaria e la sua tenda ci dicono che Milano ha smesso di ascoltare

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«La politica non si è preoccupata di noi, di trovare tra le migliaia di case sfitte del Comune alloggi a prezzi calmierati per gli studenti». La tenda di Ilaria dice questo: Milano non deve respingere i giovani che sono l’anima della città in movimento e in cambiamento, sono il futuro

Di nome fa Ilaria, anni 22, quarto anno di ingegneria ambientale al Politecnico di Milano. La conoscono come quella della tenda. Si è messa lì sotto una mattina di maggio, così, semplicemente, un sacco a pelo, due bottiglie d’acqua e un thermos di caffè, per dire in modo pacifico quel che si dice da tempo in città, che la vita è diventata cara, troppo cara per viverci da studente se non hai una famiglia benestante che ti paga l’affitto e ti mantiene nelle spese.
Lei disponeva di 600 euro al mese per pagarsi un alloggio, ma non l’ha trovato. Fa la pendolare da Alzano Lombardo, corriera, treno e metropolitana la mattina, metropolitana, treno e corriera la sera. Si puo arrivare alla laurea anche così, e molti pensano che la fatica e i sacrifici siano un prezzo da pagare quando si parte svantaggiati, si abita in provincia, si vuole una buona università: poi uno su mille ce la fa, come canta Gianni Morandi.
Lei dopo la prima notte in tenda, nella piazza intitolata a Leonardo da Vinci, ha parlato di ingiustizia, di equità, di costi fuori misura, di un fossato sempre più largo tra i ricchi e i poveri, nella società e a Milano. Ha detto che non si può restare sempre zitti davanti agli animal spirits del mercato, che fanno salire i prezzi e aumentare le disuguaglianze. Un discorso di sinistra, per qualcuno che ha cercato di bollare politicamente il suo gesto. Puo darsi. Ilaria ha detto di essere una ragazza di sinistra. Ma questo che cosa c’entra? Ha senso dividersi quando si denuncia qualcosa di vero, una inconfutabile verita?
Non c’è sinistra o destra che tenga davanti a un problema reale. Milano sta creando una doppia cittadinanza, sta perdendo la sua caratteristica di far fare un passo avanti anche a chi è rimasto indietro, sta diventando una città attrattiva per ricchi e turisti, come ha confermato la rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto: «L’università deve essere aperta a chi vuole studiare non solo a chi se la può permettere».
Milano in questi anni ha puntato sui corsi di laurea attrattivi per gli studenti, è diventata una città universitaria che richiama giovani dalla provincia e dall’estero, dice Ilaria. «Ma la politica non si è preoccupata di noi, di trovare tra le migliaia di case sfitte del Comune alloggi a prezzi calmierati per gli studenti». È il business che guida la ripartenza dopo il Covid, il capitalismo rapace denunciato dal filosofo Salvatore Veca che un tempo Milano riusciva a temperare, con la politica, con il riformismo, con l’ascolto.
I prezzi delle case, in vendita o in affitto, sono schizzati troppo in alto per famiglie del ceto medio, giovani coppie, studenti, ragazzi e ragazze delle nuove classi creative. La tenda di Ilaria dice questo: Milano non deve respingere i giovani che sono l’anima della città in movimento e in cambiamento, sono il futuro.
Altre tende si sono aggiunte in questi giorni, la condizione dei giovani in Italia è simile a quella degli studenti di Milano. Ma non serve un nuovo ‘68, come ha fatto credere qualche titolo a effetto dei giornali. Basterebbe un po’ di attenzione ai disagi, un dialogo diverso fra generazioni. Milano non deve tradire se stessa, la sua storia di apertura e integrazione. Deve restare umana. Come Ilaria, con le occhiaie ma sempre gentile dopo sette notti in tenda.

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