La domanda è: a che serve fare ogni anno l’Invalsi?

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A rimetterci sono soprattutto i figli delle famiglie più fragili. In Italia questi ragazzi sono il 9,7%. E alla fine che succede? Nulla. I ministri si succedono, promettono ma non accade proprio niente tant’è che l’Invalsi continua a registrare i medesimi problemi.

Al suono della prima campanella forse nessuno ci penserà più, ma vale la pena di rientrare a scuola riprendendo in mano i risultati Invalsi del 2022 che ci sono stati presentati nel pieno dell’estate. La fotografia che l’Istituto nazionale ci consegna, ci invia un solo messaggio: da un decennio la politica sulla scuola è un fallimento. Perché? L’alibi del Covid non regge più.
«Le differenze vengono da molto lontano, ben prima della pandemia. Attraverso i dati delle rilevazioni internazionali, è possibile verificare che alcune delle maggiori criticità riscontrate negli esiti di quest’anno si ritrovano già nei risultati di dieci – vent’anni fa», ha spiegato il presidente dell’Invalsi Giovanni Ricci. Alla secondaria di primo grado, pur rimanendo sotto la media dei Paesi Timss (Trends in international mathematics and science study), i risultati in matematica sono migliorati fino al 2011 ma da dodici anni il trend positivo si è interrotto. Il grafico è eloquente: se nel 1999 maschi e femmine si attestavano attorno ad un punteggio pari a 480, nel 2011 arriva a 504 per i primi e a 493 per le seconde ma da quel momento è rimasto tutto stabile.
Alle superiori la musica non cambia. In matematica gli studenti 15enni conseguono risulta

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