La donna è l’avvenire dell’uomo

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Cosa c’è nella testa di chi gode nel far paura alle donne?

Finché non aumenterà la “crisi” del modello autoritario maschile (che non significa affatto crisi della famiglia), sarà difficile sradicare l’idea malsana e maschile che si possa approfittare delle persone momentaneamente indifese

Poeta e scrittore, comunista ma non stalinista, famoso nel secolo scorso e ormai dimenticato, il parigino Luis Aragon un bel giorno se ne uscì con questa frase: «…in un mondo dal quale l’idea stessa di Dio è assente, mi permetto di trascrivere alla mia maniera la formula di Marx: L’uomo è l’avvenire dell’uomo, in questa forma che non la contraddice: La donna è l’avvenire dell’uomo».
Non mi sembra di aver sentito ripetere questa frase negli ultimi tempi. Nei quali si moltiplicano le polemiche sul politicamente corretto e che cosa sia davvero, sugli asterischi da mettere al posto della distinzione maschile-femminile, su che cosa è e cosa non è molestia, sui fischi e gli apprezzamenti in strada. Polemiche, mi permetto di dire, che aiutano a diventare un pochino più note le persone che le innescano, ma poi, morta lì. Sterilità allo stato puro. Con l’esperienza che mi viene dai decenni e dalla memoria, so che molti maschi nati nel secolo scorso hanno perso, e si sforzano di perdere, la parte più oscura del maschilismo. Che hanno ben presente che cosa sia il rispetto per l’essere umano: per ogni essere umano, dal bambino al vecchio. E che hanno rispetto e amore per la donna, la compagna, la sconosciuta. Che vedono nello sport, nella scienza, nella lettura, nel successo quotidiano l’avanzata delle donne e ne sono lieti. Non so se la donna sia l’avvenire dell’uomo, non so nemmeno se mi piacerebbe sino in fondo questa profezia poetica, ma più spazio prendono le donne, meglio è per l’umanità intera, su questo non esiste in me il minimo dubbio e così spero anche in voi.
Ed è con questa certezza che leggo disgustato, e vagamente furibondo, gli articoli sulla massa di maschi che, durante le feste in piazza Duomo, ha circondato ragazze sole per mettere loro le mani addosso. Il fenomeno non è nuovo. Succedeva anche in Italia, durante qualche Carnevale, come a Bagolino. Succede quando un capo si fa bello con gli altri del gruppo di “amici” andando a caccia di trofei, qual è, nella sottocultura, una ragazza indifesa. Succede e lo sappiamo bene, purtroppo. Sappiamo anche che calano in Italia quasi tutti i reati, ma non gli assassini perpetrati da fidanzati, mariti, conviventi e amanti nei confronti delle donne che hanno vicino. Non siamo ciechi e sordi. Proprio per questo, intorno alle violenze in piazza Duomo, la risposta della società può venire certamente dall’indagine, dal processo, dalla condanna.
Ma finché nelle case e nelle famiglie ci saranno mogli e figlie sottomesse, finché chi porta i soldi a casa si sentirà autorizzato a trattare tutti come servi, finché non aumenterà la “crisi” del modello autoritario maschile (che non significa affatto crisi della famiglia), sarà difficile sradicare l’idea malsana e maschile che si possa approfittare delle persone momentaneamente indifese. Non è questione di Nordafrica o di Italia, di Occidente e Continente nero o di religioni. Ma quello che vorrei sapere, quando i violentatori saranno individuati, è chi siano e come siano fatte le loro madri e le loro sorelle, che cosa pensano, e quale sia l’idea che hanno delle donne e dell’uomo, del matrimonio. L’interrogatorio, sappiamo, è condotto dagli investigatori e dai magistrati, i giornalisti ormai riproducono verbali a ciclo continuo e sempre più raramente bussano alle porte: questa volta, e per una volta, sarebbe bello che a fare un interrogatorio approfondito fossero anche un prete, un imam, un sociologo, uno psicologo, un sessuologo. Cioè, ma che cosa c’è nella testa di questi ragazzi che godono nel fare paura alle donne? Se per Aragon il futuro dell’uomo è la donna, per questi giovani che hanno partecipato a una notte folle e crudele il futuro dell’uomo è la supremazia sulla donna? Se fosse così, noi uomini che amiamo e rispettiamo le donne non possiamo girarci dall’altra parte. Siamo noi il cambiamento.

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