La lezione di Enrico, senzatetto, maestro per un giorno

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L’ora trascorsa con Enrico ha permesso ai ragazzi di toccare con mano cosa sono la povertà, l’indifferenza, la solitudine, ma anche la generosità, l’amicizia. E la lezione non è finita lì.
Ora grazie ad alunni e genitori, Enrico ha una nuova tenda

Quando mi chiedono: «Cosa insegni?». Io rispondo sempre: «La vita». Non è arroganza ma è la verità: almeno ci provo. L’ho fatto anche nelle scorse settimane invitando in aula Enrico, un clochard che da quando aveva 16 anni si è ritrovato sulla strada. Per qualche ora è stato lui il maestro della quinta primaria di Madignano. Una lezione “speciale” che forse può essere incasellata in educazione civica, magari in italiano, forse anche in tecnologia.
Più semplice dire che l’ora e più trascorsa con Enrico ha permesso ai ragazzi di toccare con mano cosa sono la povertà, la solitudine, l’indifferenza ma anche la solidarietà, la generosità, l’amicizia, l’importanza dell’istruzione.
Ai bambini, Enrico, ha parlato della sua vita senza nascondere nulla: rimasto orfano a sette anni di mamma e papà a causa di un incidente stradale, dopo essere stato assunto alla Rizzoli ha perso il lavoro e si è ritrovato a fare una vita senza un tetto.
Per anni ha girato l’Italia con una bicicletta, fermandosi qua e là fino ad arrivare nel Cremasco dove ha deciso di diventare più stanziale.
Ha raccontato di come dormiva prima: in un sacco a pelo sotto una pianta vicino al cimitero di Crema. Ha spiegato dove sta ora: in una tenda. Con leggerezza e simpatia ha svelato qualche segreto del “mestiere” mostrando ai bambini una radio che si ricarica a mano e che risolve il problema di essere senza corrente elettrica.
Tra le sue “invenzioni” anche il bastone con la torcia che illumina la strada in mezzo al bosco quando torna a “casa” d’inverno. Ma non solo. Enrico ha raccontato dei tanti gesti di solidarietà che riceve: da chi gli porta il pane ogni mattina a chi lo accompagna a far la doccia a quel prete che ogni domenica sera condivide la comunione con lui e altri due amici.
Parole dettate dalla vita quelle pronunciate dall’inusuale insegnante: «Meglio odiare che essere indifferenti. L’indifferenza uccide», ha spiegato Enrico. E ha aggiunto: «Nella vita bisogna lasciarsi andare ma non perdersi». A ciascuno ha poi donato un braccialetto fatto da lui con una legenda che spiega il significato di ogni simbolo.
Risultato?
Basta leggere qualche pensiero scritto dai bambini per capire: «è stato un esempio per noi – ha scritto Luca – perché ci ha fatto imparare che abbiamo tante cose che a volte non usiamo nemmeno, mentre quando hai poco capisci il vero prezzo delle cose».
Gregorio ha aggiunto: «A differenza di altre persone, Enrico, sa parlare, sa comunicare. Trump è molto ricco ma non sa neanche parlare mentre Enrico è povero ma giusto». E ancora Emilia: «Ho capito grazie a questa lezione che non tutti i clochard sono furfanti ma alcuni sono molto dolci e innocui».
Infine Jasmin: «Enrico è molto saggio per la vita che ha; sa più cose dei miei genitori. Ci ha raccontato molto della sua vita anche se non ci conosceva prima. Stare in una tenda è difficile: penso alla sera, da solo, senza nessuna compagnia ma solo con quella delle luci che neanche ti parlano».
Sarebbe stato bello se la lezione si fosse conclusa così e invece, i bambini e i genitori, hanno deciso di continuare: i ragazzi hanno rinunciato alle loro mance e con l’aiuto di mamme e papà, hanno comprato una tenda nuova per Enrico.
A montarla ci ha pensato Andrea, il padre di un’alunna. Altre mamme hanno provveduto a comprare indumenti per l’estate, ma ciò che più conta è che ora sperano tutti di poter festeggiare la fine dell’anno scolastico a “casa” di Enrico con una festa all’aria aperta.

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