L’ultimo saluto a chi non ha nessunoLa delicata missione di Bernd Simon

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A Berlino ogni anno sono circa 2.500 i defunti di cui non si occupa nessuno. Intanto la storia di Bernd Simon è diventata un cortometraggio dal titolo Alleingang (Assolo), del regista tedesco Raphael Schanz. «Le persone muoiono sole perché vivono sole. Dovremmo chiederci più spesso: chi vive nel mio palazzo o nel mio vicinato? Il film è un’occasione per iniziare a pensarci»

«Ora ti accompagniamo nel tuo viaggio, nel nome di Dio». Il signor Bernd Simon, un uomo di 57 anni, alto, capelli grigi corti e fitti, corporatura robusta, prende lentamente l’urna e si dirige verso l’area del cimitero dedicata alle sepolture comuni. Prima di interrarla, fa un inchino e recita: «Riposa serenamente e dolcemente. Amen».
Dalla fine del 2019, lo fa nove volte al giorno in inverno e dieci volte in estate, dal lunedì al venerdì. è un necroforo molto particolare, perché ha chiesto e ottenuto di occuparsi solo dei defunti che al momento della morte non hanno nessuno che si prenda carico delle esequie. A Berlino ogni anno sono circa 2.500: il 7% di tutti i decessi. Il rito funebre se l’è inventato lui, non sarebbe previsto dalle procedure comunali. Simon si preoccupa anche dell’accompagnamento musicale, diffondendo musica classica da un registratore. E parla con le persone eventualmente presenti.


Fenomeno in aumento
«Nel 70% dei casi cammino da solo con l’urna in mano», ha spiegato Bernd Simon al settimanale BerlinerWoche.
«Raramente si presentano parenti, colleghi di lavoro o amici, però può succedere». Dei defunti non sa nulla, se non la data di nascita e il nome. Si è però assunto il compito di dare a tutti una sepoltura dignitosa.
«Non è un fenomeno che accade solo nelle grandi città», ci spiega il dottor Patrick Larscheid, direttore dell’Asl di Berlin-Reinickendorf, un quartiere nella periferia nord-ovest di Berlino. «Anche nelle cittadine e nei piccoli paesi ci sono molti casi del genere». Assieme a un pastore protestante, Larscheid organizza, da un paio d’anni, la terza domenica di gennaio, una cerimonia funebre collettiva per tutte le persone che sono morte a Renickendorf e sepolte d’ufficio l’anno prima.
«Di solito vengono 50-60 persone. Si crea un’atmosfera piacevole. A un certo punto della celebrazione leggo tutti i nomi dei defunti e racconto qualcosa sulla vita di quelli di cui sono riuscito a recuperare qualche informazione. Il Municipio mi aveva detto che non sarebbe stato possibile leggere i nomi, per la privacy. Tutte sciocchezze. Alla fine siamo riusciti a imporci».

L’uomo dell’ultimo saluto
Larscheid parla con gli ex vicini di casa, recupera pezzi di storia dagli archivi dell’anagrafe. Se possibile prende contatto con i familiari.
«All’ultima celebrazione che abbiamo fatto, nel gennaio di quest’anno, si è presentata la figlia di un defunto. Non aveva voluto occuparsi dell’interramento del padre, non erano più in contatto per una tragica storia di violenza famigliare. Però ha voluto essere presente per l’ultimo saluto. Sono contento che siamo riusciti a darle l’opportunità di farlo».
Intanto la storia di Bernd Simon è diventata un cortometraggio: Alleingang (Assolo), del regista tedesco Raphael Schanz. «Le persone muoiono sole perché vivono sole ­ – ha dichiarato Schanz –. Dovremmo chiederci più spesso: chi vive nel mio palazzo o nel mio vicinato? Il film è un’occasione per iniziare a pensarci».

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