Nato nell’estate di sessant’anni fa grazie alla genialità di un frate cappuccino, padre Michelangelo, e dal dono di un vecchio treno da parte dell’allora ministro dei trasporti, Oscar Luigi Scalfaro, per far trascorrere un’estate serena ai figli degli emigrati ospitati in collegio, il Treno dei bimbi continua ad essere un luogo magico che accoglie i ragazzi
Era l’estate di quasi sessant’anni fa quando, in una piccola valle racchiusa tra le montagne piemontesi, arrivò, tra la meraviglia e l’entusiasmo generale, uno strano, vecchio treno. Una fila di vagoni marroni, appena pensionati, avrebbero dovuto essere dismessi, e invece per loro si apriva, un po’ per caso e un po’ per azzardo, una nuova vita: erano destinati a creare un luogo magico, che per molti anni sarebbe entrato nel cuore di molte persone, soprattutto bambini.
Quei vagoni, saldamente ancorati ai loro binari, oggi sono ancora lì: non in una stazione, e nemmeno in fila come un treno. Sono sparsi qua e là in un bosco, nel verde della valle e di una frazione che d’estate si anima e prende vita.
Siamo a Croveo di Baceno, nella stretta valle Antigorio che parte da Domodossola e prosegue verso nord, verso il confine con la Svizzera. E questo è il Treno dei bimbi, ventotto carrozze trasformate in un villaggio delle fiabe che ogni estate ospita per le vacanze oratori, gruppi scout, campi scuola e anche famiglie che vengono qui a respirare un’aria di comunità d’altri tempi. C’è chi sceglie di fare una settimana di vacanza, alloggiando nei vagoni che sono stati rimodernati come camere private, e chi viene per il picnic o la grigliata, appuntamento immancabile di ogni domenica da giugno a settembre.
Per i figli degli emigrati
Alle origini di questo luogo di serenità, però, c’è la sofferenza di tante famiglie costrette alla separazione negli anni del dopoguerra. Allora i frati cappuccini di Domodossola, guidati da padre Michelangelo, aprirono la Casa del Fanciullo proprio per accogliere i figli di chi emigrava a cercare lavoro in Svizzera ma aveva il divieto di portare con sé la fa…