Norina Ventre. Mamma Africa Costruttrice di comunità

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Minuta, con i capelli biondi sempre in ordine, Norina rispondeva col sorriso sulle labbra: «Sono
solo una cristiana che fa il suo dovere. Nostro Signore ha detto: date da mangiare agli affamati»

L’estate appena finita s’è portata via l’anima generosa di una donna che, in una terra segnata dalla violenza della ’ndrangheta e da sotterranee correnti di razzismo, ha scelto di stare dalla parte degli ultimi, gli africani sfruttati. Si chiamava Norina Ventre, ma nel suo paese, a Rosarno, tutti la conoscevano come mamma Africa. Era nata nel dicembre 1927 in una casa “con le porte aperte”, dove sua madre le aveva insegnato a cuocere il pane per i poveri. Sposata e senza figli, aveva scelto il mestiere di maestra d’asilo. Profondamente cattolica, dedicava ogni momento libero al volontariato.
Nel 1961, in un aranceto della sua famiglia, con l’aiuto delle Acli, aprì una mensa popolare per le raccoglitrici d’olive che da ogni provincia della Calabria si radunavano nella piana di Gioia Tauro. Trent’anni dopo decise di dedicarsi ai migranti africani, che cominciavano ad arrivare a migliaia nella piana per la stagione di raccolta degli agrumi e dovevano arrangiarsi a trovare un rifugio tra fabbriche abbandonate, ruderi di casolari e baracche di cartoni e lamiera. Lavorando nelle mense della Caritas per i braccianti nell’area di Rosarno, Norina Ventre si era accorta che i migranti venuti dall’Est – ucraini, polacchi, rumeni – ma…

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