Patrimonio fragile

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La recente tragedia sulla Marmolada dimostra, ancora una volta, quanto sia delicata la situazione delle nostre montagne che, negli anni, sono state viste sempre più come un luogo da sfruttare a fini turistici piuttosto che una risorsa importante da preservare. E la situazione, a causa del cambiamento climatico, non può che peggiorare. Qualcosa però sembra stia cambiando: sono sempre più i giovani e i giovanissimi che stanno riscoprendo come dal rispetto della montagna possono nascere opportunità di crescita. Sono poi tantissime le voci (di ambientalisti, alpinisti ma anche scrittori) che si alzano in difesa
di questo ambiente naturale unico visto che i ghiacciai contengono oltre il 50 per cento dell’acqua dolce a disposizione dell’uomo. Viaggio di Scarp tra chi ha scelto di salire in montagna per crearsi un’opportunità di lavoro e salvaguardare un patrimonio unico e importante

«Sulla vetta della Marmolada, la cima più alta delle Dolomiti che segna il confine tra Trentino Altro Adige e Veneto, sabato 2 luglio 2022 si è registrata la temperatura più alta mai rilevata: 10 gradi a 3.300 metri di altitudine. Lo zero termico era da giorni sopra i 4 mila metri e il caldo anomalo proseguiva da maggio.
La domenica, la colonnina di mercurio stava infrangendo di nuovo il record del giorno precedente, quando nel primo pomeriggio, senz’altro avvertimento che un boato, un enorme pezzo del ghiacciaio della Marmolada si è staccato precipitando a valle e travolgendo tutto quello che trovava sulla sua strada. Le vittime del crollo del seracco – così si chiama quel pezzo di ghiaccio – sono state 11, ma oltre alla tragedia umana ci siamo trovati davanti all’ennesimo segnale di sofferenza della Terra.
Il Comitato glaciologico italiano ha rilevato che il ghiacciaio della Marmolada ha perso più dell’85% del suo volume fra il 1905 e il 2010, un ritmo che rischia di far scomparire l’intera massa entro 15 o 20 anni. Il bilancio è anche più drastico nel complesso delle Alpi orientali, dove si è perso il 20% dei ghiacci solo dal 2005 a oggi. L’estate che stiamo vivendo è afflitta dalla peggiore siccità degli ultimi 70 anni, e anche le montagne ne portano i segni. Già a metà giugno sulle Alpi piemontesi e lombarde era allerta perché la poca neve invernale era già sciolta.
Sulle Orobie, nella bergamasca, molti laghi hanno perso metri di profondità, quelli più piccoli sono praticamente prosciugati. E si potrebbe andare avanti con l’elenco. Eppure, più di altri territori, le montagne rappresentano una ricchezza che va tutelata, protetta e difesa a tutti i costi. Nelle aree interne e montane si concentra la metà degli hotspot di biodiversità, luoghi molto ricchi di specie di flora e fauna considerati a rischio a causa dell’attività dell’uomo e dei cambiamenti climatici. Tanto fragili, tanto importanti: anche per questo l’Onu ha dichiarato il 2022 Anno internazionale dello sviluppo sostenibile della montagna…

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