Pioggia di soldi per le fonti fossili dai Governi di tutto il mondo

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Nel 2021 i Governi di 51 Paesi hanno concesso alle grandi aziende che sfruttano a vario titolo carbone, petrolio e gas, la cifra stratosferica di 700 miliardi di dollari. Basta questo per capire come la Terra sia, di fatto, in cattive mani

Se chi deve dettare le regole è il primo a comportarsi nel peggiore dei modi, è difficile immaginare un futuro migliore.
E se la questione riguarda la crisi climatica, la situazione non può che apparire decisamente preoccupante. Lunedì 29 agosto è stato pubblicato un rapporto curato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che si è concentrato sull’apporto finanziario concesso dai Governi di 51 Nazioni, al settore delle fonti fossili. Alle grandi aziende che sfruttano a vario titolo carbone, petrolio e gas, in un anno, il 2021, è stata concessa la cifra stratosferica di 700 miliardi di dollari.
Dati sconfortanti, se si tiene conto del fatto che quegli stessi Governi, in occasione di summit internazionali come le Conferenze mondiali sul clima (Cop) che si tengono ogni anno sotto l’egida delle Nazioni Unite, si sono più e più volte espressi a favore della lotta ai cambiamenti climatici. Hanno promesso riduzioni delle sovvenzioni, sviluppo delle fonti pulite e partecipato a tavole rotonde con attori del settore energetico e finanziario chiedendo loro di fare la loro parte. Ma se sono i Governi a non dare il buon esempio è difficile immaginare che gli altri possano fare diversamente.
Se si tiene poi conto del fatto che i 51 Paesi in questione rappresentano circa l’85% della produzione energetica mondiale, si comprende quanto la nostra terra sia, di fatto, in cattive mani. Tanto più che – come se non esistesse l’Accordo di Parigi sul clima, come se gli eventi meteo

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