Proprietari di case contro gli homeless, a rischio la svalutazione degli immobili

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In alcune città, l’amministrazione locale è riuscita a portare avanti cambiamenti importanti. Un esempio
è Austin, in Texas: qui il Comune ha comprato un grande albergo in cui si ospitano i senzatetto. Ma non solo, ha anche stanziato la cifra di 50 milioni di dollari che erano stati promessi al dipartimento di polizia per offrire un po’ di dignità a chi ha più bisogno

Quando avevo 38 anni, due figli di cui uno gravemente disabile, ho deciso di tornare a scuola e prendere una laurea in sociologia. Mi sono iscritta al Brooklyn College, dove ho incontrato moltissimi professori bravi, ma uno era bravissimo. Si chiama Alex Vitale e per anni si è occupato della questione degli homeless a San Francisco e in altre grandi città americane. Il suo ultimo libro, The End of Policing tratta, tra le altre cose, del ruolo della polizia nella società. Sono partita da qui e gli ho subito chiesto com’è il rapporto tra polizia e homeless: se è migliorato, peggiorato o rimasto lo stesso. Mi spiega che tutto dipende dai politici locali. Generalmente, i poliziotti cercano di essere comprensivi; sanno che molte persone non hanno un posto dove andare e, a meno che qualche commerciante o residente si lamenti, chiudono un occhio. Questo accade fino a quando viene eletto un politico che vuole più ordine e chiede al capo della polizia locale di sgomberare certe zone dagli homeless. I poliziotti seguono gli ordini e se qualcuno si lamenta rispondono: «It’s the law» (È la legge).


L’esempio di Austin in Texas
In alcune città, l’amministrazione locale è riuscita a portare avanti cambiamenti importanti. Un esempio è Austin, in Texas: il Comune ha comprato un grande albergo in cui si ospitano i senzatetto. Ma non solo, ha stanziato 50 milioni di dollari che erano stati promessi al dipartimento di polizia per offrire un po’ di dignità a chi ha più bisogno. Gli ho raccontato di un cugino, Steven, che abita a San Francisco. Sua figlia, Ella, per andare a scuola la mattina passa a fianco a centinaia di homeless e a volte è un po’ impaurita. «Questa situazione non è bella per nessuno, né per sua figlia né per le persone che devono dormire sul marciapiede. Il problema è sempre lo stesso: bisogna votare qualcuno che abbia intenzione di risolvere il problema».
La cosa più assurda è che ci sono più appartamenti liberi che senzatetto. «Durante le elezioni locali la lobby che finanzia più generosamente le campagne elettorali è quella dei proprietari di case e palazzi, per fare in modo che i loro interessi siano rispettati da chi è in carica. Per non perdere la possibilità di affittare a prezzi altissimi invece che aiutare chi ha bisogno. Alla fine, è tutta una questione di soldi, di politiche punitive e di potere. Quello che racconta tuo cugino è un problema che continua da cinquant’anni: le persone si stufano di avere homeless nei loro quartieri, chiamano la polizia che sgombra, con l’assenso del politico di turno».


Si criminalizza il povero
In un certo senso, criminalizzano chi ha invece più bisogno. «Bisogna chiedere ai politici locali di creare centri in cui i senzatetto hanno accesso a una doccia, dei vestiti puliti, dove possono ricevere la posta, passare un po’ di ore al riparo».
Io e Alex, infine, abbiamo parlato del ruolo della polizia. «Ci dovrebbero essere più operatori che sappiano affrontare e confrontarsi con persone con problemi psichici, per esempio. Perché la polizia non può, da sola, risolvere le crisi o i litigi tra homeless o psichiatrici senza una formazione specifica. Progetti del genere si stanno avviando sia a Denver, nel Colorado, che in Oregon. Il modo di debellare questo terribile problema esiste: ci sono case, ci sono fondi, ci sono idee per costruire una società più equa. Basta votare la persona giusta.
Grazie, professor Vitale!
Spero di abbracciarti presto.

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