Il mondo secondo Greta

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Scarp pubblica un’intervista esclusiva a Greta Thunberg, la fondatrice del movimento Fridays for Future: «Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per salvare il nostro Pianeta. Perché la crisi climatica è anche una crisi sociale che colpisce per lo più le persone che sono già vulnerabili». Perché tutto è interconnesso, come ci ricorda anche monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e promotore, insieme a Carlo Petrini di Slow Food, delle comunità Laudato si’, nome mutuato dall’enciclica di Papa Francesco sui temi ambientali. E c’è chi sta cercando di mettere in pratica questi insegnamenti: viaggio tra il movimento Fridays for Future italiano e l’esperienza di Pachamama, una comunità nata nel solco della Laudato si’

di Adrian Lobb
tradotto da Federica Friserio


Ad agosto 2018, Greta Thunberg ha preso posizione. Il piccolo gesto di sfida di una 15 enne svedese è diventato un gigantesco balzo in avanti, a livello mondiale, per il movimento che sostiene il cambiamento climatico. Con un semplice atto di rifiuto, come saltare la scuola e gli studi, stare seduta in silenzio sulla gradinata del Parlamento svedese con un cartello scritto a mano che recitava School strike for climate (sciopero da scuola per il clima, ndt), Greta ha spinto all’azione molti studenti di tutto il mondo.

A lei si sono uniti centinaia di migliaia di giovani che hanno mosso i primi passi nell’attivismo, non riuscendo più a tollerare il fallimento di una generazione di politici che non ha agito abbastanza in fretta nel rispondere alla crisi climatica. «Èormai fuori controllo», ci dice in collegamento dalla sua casa a Stoccolma, con il cane al suo fianco che fa sentire la sua presenza. «Da un lato sembra ieri, ma dall’altro sembrano passati dieci anni. Era così strano che stesse succedendo una cosa simile e fosse così difficile da capire. Ma ora ci sono quasi». Da quel momento Greta Thunberg è diventata una delle persone più famose del Pianeta. Meno di quattro mesi dopo la sua protesta solitaria, interveniva alla COP24, la Conferenza annuale sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia, e la stessa cosa si è ripetuta l’anno successivo a Madrid. Dei 29 mila delegati, era la più piccola, la più giovane, ma la sua voce è arrivata più lontano. E continua a risuonare nel mondo. «Èqualcosa a cui ancora non sono abituata», continua Greta, che ha compiuto 18 anni a gennaio. «Perché sono una persona di poche parole e che nessuno ascoltava veramente. Ho sempre provato imbarazzo nelle relazioni sociali. Quindi, partire dall’essere quasi invisibile ad essere qualcuno che la gente ascolta davvero è un cambiamento molto grande. Ed è difficile adattarsi». La 18enne non vuole tenere per sé le sue idee. Al contrario, come dimostra nel documentario in tre parti della Bbc, è entusiasta di avvalersene per mettere in evidenza e amplificare le voci degli scienziati che ci avvertono della necessità di agire ora e in maniera decisiva. «Questa è stata la vera ragione per cui ho deciso di girarlo – afferma –. Volevo che andassimo oltre i titoli acchiappa like che la gente usa per catturare l’attenzione e che ci concentrassimo invece sul contenuto. Quindi, se usare le mie idee e il programma per dare voce alla scienza o alle persone che ne hanno veramente bisogno funziona, allora il documentario raggiunge il suo scopo principale. Parlare con persone diverse e vedere prospettive differenti fornisce un quadro più completo». Il documentario ha seguito Greta durante l’anno trascorso in viaggio per il mondo, i suoi discorsi agli eventi, incluso quello alla COP25, gli incontri con scienziati, attivisti ed esperti, come Sir David Attenborough.

Avere la possibilità di esplorare il mondo ti ha resa più determinata ad agire?
Non è necessario visitarlo per volerlo proteggere. Ma poterlo visitare è stata un’opportunità fantastica. Facciamo come se niente fosse finché i nostri giardini e le nostre città bruciano e allora agiamo, ma non ha senso. Prendiamo ad esempio gli incendi scoppiati nel Nord dell’America occidentale, è chiaro ed evidente che siano collegati alla crisi climatica. Ma questo non vuol dire che le persone che ci vivono cambino i loro stili di vita. Voglio far crescere la consapevolezza di ascoltare e seguire ciò che gli scienziati suggeriscono. Vediamo la crisi climatica come qualcosa che ci colpirà in futuro. E di certo lo farà. Ma ci dimentichiamo che ci sono innumerevoli persone che già oggi soffrono e muoiono per le sue conseguenze, perché la crisi climatica ci sta già colpendo. Non riusciremo ad evitare tutte le ripercussioni – è ormai troppo tardi – ma non lo è per fare quanto più ci è possibile. Ogni frazione di grado è importante e siamo ancora in tempo per evitare gli effetti peggiori.

Cosa dovremmo cambiare nel nostro stile di vita (da ciò che mangiamo al nostro modo di viaggiare) e la pratica di cattura e stoccaggio del diossido di carbonio contrasterà la crisi?
Tendiamo a scegliere quali problemi affrontare. Ma non possiamo più permettercelo. Non possiamo passare il tempo a discutere su cosa sia meglio fare se poi non abbiamo più il tempo per agire. Dobbiamo fare ora tutto ciò che è possibile, pensare olisticamente e a lungo termine, sviluppare tutte le possibili soluzioni e non concentrarci sul paragonarle una con l’altra. Perché è solo una perdita di tempo.

Nel tuo nuovo documentario sostieni che solo l’azione può generare speranza…
Possiamo stare seduti e non fare nulla e sentirci inutili, ma non appena ci mettiamo in azione, allora c’è speranza. È questa la mentalità con cui sto cercando di vivere. E immaginate se ci mettessimo veramente in azione, non sappiamo dove potremmo arrivare, quali punti di svolta potremmo superare. Perché non l’abbiamo mai fatto prima. Non abbiamo mai affrontato una sfida come quella del cambiamento climatico. Quindi non sappiamo cosa potrebbe succedere se agissimo, ma sarebbe molto incoraggiante.

Il numero crescente di persone che si uniscono alla tua campagna potrebbe non essere sufficiente per arrivare ad un cambiamento. Cosa bisogna fare per amplificare la voce degli attivisti?
Se i media iniziassero a trattare la crisi climatica come una vera crisi, tutto potrebbe cambiare velocemente. Certo, dobbiamo fare tutto il possibile, comprese quelle piccole e semplici azioni che coinvolgono ogni singola persona. Ma allo stesso tempo non dobbiamo essere ingenui e pensare che tutto questo sia sufficiente. Devono anche essere messe in atto strategie più ampie.

Cosa vorresti dai media: che riportino gli appelli degli scienziati, che spingano la gente a mettere in campo comportamenti virtuosi, che non diano più spazio agli scettici?
Tutte queste cose. Ma soprattutto che trattino la crisi climatica come una vera crisi. Al momento parlano di cambiamento climatico, della questione ambientale e dei suoi effetti, come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e degli incendi sempre più frequenti. Ma questi sono solo gli effetti. La crisi climatica è causata soprattutto dalla quantità di CO2 accumulata nell’atmosfera. Non dobbiamo concentrarci su scenari vaghi e ipotetici del futuro, ma piuttosto su quello che dobbiamo fare ora, trattandola come una crisi vera e propria. Non è impossibile. Prendiamo la recente pandemia da coronavirus. L’abbiamo considerata una crisi? Certo. Ciò dimostra che i media sono in grado di trattare alcuni temi come un’emergenza e cambiare il modo in cui operano. Fino a quando il cambiamento climatico non dominerà i titoli dei telegiornali, il segnale percepito dal grande pubblico è che non sia una notizia importante. Non conta la quantità di articoli pubblicati ma la loro qualità. Quando un politico afferma di voler costruire una nuova strada, dobbiamo anche pensare all’impatto che questa nuova opera avrà sul clima.

Quali saranno i tuoi prossimi passi?
Altri due anni di scuola superiore, poi l’università. Mi concentrerò comunque su molte altre cose, ma le farò in aggiunta a questo mio impegno. Voglio poter dire di aver fatto il possibile e sto cercando a tutti i costi di mantenere la mia parola. Ma se dovessi immaginare cosa direbbe una me stessa più adulta alla me di oggi, probabilmente mi consiglierebbe di avere più cura della mia persona e di divertirmi come fanno tutti i ragazzi. Per goderti la giovinezza devi fare delle pause ogni tanto. E infatti sto cercando di farlo. quelli, ma lo facciamo perché ciò che noi facciamo alla natura, la natura fa a noi. La crisi climatica è anche una crisi sociale, colpisce per lo più le persone vulnerabili. Quindi se non lo teniamo a mente e non lo prendiamo in considerazione, non riusciremo a risolvere tutti gli aspetti collegamenti a questa emergenza. Di solito dico che non voglio intromettermi nella politica. Ma alcuni temi vanno oltre la politica, come i diritti umani fondamentali. Stiamo parlando di giustizia sociale. Mi sembra ovvio che tutti dobbiamo occuparcene.

Hai un messaggio da lasciare ai lettori desiderosi di unirsi alla tua missione?
Tutti siamo importanti e possiamo avere un ruolo. A volte siamo bloccati dall’idea che un singolo individuo non possa fare nulla da solo. La mia protesta, fatta in solitaria fuori dal parlamento svedese, dimostra che ogni persona può davvero fare la differenza. Ma se vogliamo che il mondo cambi davvero, abbiamo bisogno di tutti. Quindi nessun passo nella giusta direzione è mai troppo piccolo.

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