Se la legalità non dura i 90 minuti di una partita di calcio

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Se le telecamere inquadrano queste curve dove ci si pesta, si vende e compra droga, dove si prendono i soldi dei più giovani e ingenui per passarli ai vecchi marpioni che fanno merchandising, com’è possibile che da anni, e anni, e anni, tutto sia rimasto come prima?

Fine ottobre. La curva dei tifosi di un’importante squadra di calcio si svuota. C’è una partita dedicata ai club dei tifosi di tutto il mondo. Ma un gruppo di ultras, a botte e spintoni, manda via anche chi, avendo pagato il biglietto, avrebbe voluto restare. Celebrano così un lutto collettivo: è morto un uomo vicino ai settant’anni. L’ha colpito una malattia, un infarto, un ictus? Macché: due killer in motocicletta l’hanno aspettato all’uscita del bar e l’hanno freddato. Quell’uomo era stato in carcere due decenni, aveva precedenti penali importanti ed era “il capo della curva”.
Fermiamoci un attimo. Dov’è successo tutto questo? Nel Messico dei cartelli della droga? Nella Colombia dei Narcos?
Milano, fine ottobre. La curva dell’Inter, secondo anello, poltrone verdi, si svuota. C’è Inter-Sampdoria, match importante. Tra il primo e il secondo tempo, un gruppo di ultras, a botte e spintoni, manda via anche chi, avendo pagato il biglietto, avrebbe voluto restare. Due killer in motocicletta hanno aspettato Vittorio Boiocchi all’uscita di un bar, a Figino, non lontano da San Siro, e hanno messo a segno la loro missione. Era, appunto, “il capo della curva”.
Chi, come chi scrive, conosce lo stadio degli anni ’70 del secolo scorso, non riesce a immaginare la stessa scena in quei tempi lontani: sugli spalti c’erano polizia e carabinieri in assetto anti-sommossa, le intemperanze scatenavano le risse tra tifosi e, talvolta, veniva ordinata la “carica” e sfollagente e calci di fucile portavano una pace quasi immediata.
Come si dice, l’inchiesta è in corso. Quindi la magistratura farà il suo, i detective faranno il loro, ma nel frattempo resta questa profonda ferita morale, sociale e politica: rispettiamo l’essere umano Boiocchi, non sappiamo chi e perché l’abbia ucciso, ma l’idea che un anziano pregiudicato sia stato il vertice del tifo sfegatato dei giovanissimi delle curva lascia più che perplessi.
Ora, non è che le altre squadre stiamo meglio, quanto a legami con il crimine.
Un importante tifoso del Milan è in cella per traffico internazionale di stupefacenti e un altro, il 12 aprile del 2019, alle otto del mattino, viene affiancato da due in moto – saranno gli stessi? – che gli sparano contro cinque proiettili, colpi di pistola calibro 9 e solo uno gli spacca lo zigomo, gli sfiora il cervello e lo lascia con gravi lesioni. Enzo Anghinelli, che aveva precedenti per spaccio, ha collaborato con gli inquirenti? No. Passa qualche mese e a Roma, mentre se ne sta su una panchina, un killer colpisce Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, anche lui con un curriculum criminale. Un’inchiesta della procura distrettuale antimafia aveva inquadrato i suoi legami con Massimo Carminati, neofascista, detto er cecato, e con il boss Michele Senese. Piscitelli aveva 53 anni, era il leader degli Irriducibili: e una delegazione biancoceleste ha portato a Milano, agli interisti, alla famiglia Boiocchi il loro cordoglio.
Questo magma lascia tante domande sospese e, mentre lasciamo sullo sfondo un’altra inchiesta, molto complessa, su uomini della ‘ndrangheta che hanno tentato di mettere sotto scacco la Juventus, ne rivolgiamo una alle varie autorità: ma tutti questi discorsi sulla telecamere che aumentano la sicurezza sono realistici? Cioè, se le telecamere inquadrano queste curve dove ci si pesta, si vende e compra droga, dove si prendono i soldi dei più giovani e ingenui per passarli ai vecchi marpioni che fanno merchandising, com’è possibile che da anni, e anni, e anni, tutto sia rimasto come prima?
Le società di calcio spesso hanno soldi, e tanti, ma chissà come hanno formato i loro manager e i loro uomini delle pubbliche relazioni. Si fanno tanti discorsi sull’etica, anche dentro il campo, e poi ci si dimentica che la legalità non dura i 90 minuti della partita.
Milano, Italia. Paese, a volte, impassibile e imprigionato nel binomio chiacchiere e distintivo.

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