Sono troppi i ragazzi ai margini della trasformazione digitale

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Proprio l’esperienza della didattica a distanza sperimentata in questi mesi ha mostrato come nelle famiglie più povere manchino gli strumenti necessari per accedere alle nuove forme attraverso le quali già oggi, e sempre di più in futuro, avviene la diffusione della conoscenza

Nell’anno scolastico che si è concluso, un ragazzo su cinque nella periferia di Milano non è riuscito a seguire le lezioni a distanza perché non aveva un pc o una connessione sufficiente. A settembre, quando si tornerà in classe, tra questi, qualcuno potrebbe decidere di non presentarsi. Oggi è difficile dire con precisione quanti giovani la scuola perderà per strada. L’abbandono scolastico, come la disoccupazione, l’aumento della povertà, saranno quelle macerie che sapremo misurare solo quando l’onda della pandemia che ci ha travolto si sarà ritirata. Quello che però questi mesi di crisi ci hanno insegnato è che esiste, persino in una della città italiane più avanzate, una quota di ragazzi che è esclusa o è ai margini della trasformazione digitale. Trasformazione dalle quale dipende sempre di più il trasferimento di conoscenze e di competenze necessarie non solo per inserirsi nel mondo del lavoro, ma anche per esprimere una piena cittadinanza.
In una recente indagine che abbiamo condotto tra un campione di doposcuola parrocchiali è emerso che la povertà digitale colpisce il 22% dei ragazzi ma sale all’89,5% tra gli stranieri. I figli degli immigrati che devono superare la barriera linguistica per mettersi al passo con i loro compagni devono affrontare anche un altro ostacolo: il digital divide (divario digitale, ndr). Nei lunghi mesi della didattica a distanza non avere un computer e un accesso ad internet efficiente, non solo ha impedito di seguire le lezioni, ma anche di essere aiutato a fare i compiti. Nei mesi della pandemia non solo gli insegnanti ma anche i volontari dei doposcuola hanno dovuto ricorrere alla Dad. E anche quando le classi sono tornate a riempirsi di alunni e studenti, l’assistenza da remoto è rimasta la formula prevalente.
Condizione di svantaggio
Proprio l’esperienza della didattica a distanza sperimentata in questi mesi ha mostrato come nelle famiglie più povere manchino gli strumenti necessari per accedere alle nuove forme attraverso le quali già oggi, e sempre di più in futuro, avviene la diffusione della conoscenza. Tra le tante forme di deprivazione materiale quelle degli strumenti informatici è tra le più odiose perché colpisce quella parte di giovani che ha meno opportunità e che rischia così di partire da una condizione di svantaggio. Per questa ragione abbiamo voluto lanciare la campagna Nessuno resti indietro insieme alla Fondazione Robert F. Kennedy Human Rights.
Grazie alla donazione di dispositivi da parte di aziende partner abbiamo iniziato a colmare questo divario.
Durante il lancio dell’iniziativa, che abbiamo voluto fosse proprio nello storico quartiere milanese del Giambellino, la presidente della Fondazione, Kerry Kennedy, ci ha ricordato che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani qualifica internet come uno degli strumenti più importanti di questo secolo per aumentare la trasparenza, per accedere alle informazioni e per facilitare la partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione delle società democratiche. Nel suo intervento la Kennedy ha voluto sottolineare che gli strumenti digitali devono essere garantiti a tutti al pari di altri diritti fondamentali.
Oggi l’accesso democratico al web è una delle nuove frontiere delle battaglie per il contrasto alle discriminazioni e alle disuguaglianze di cui il padre di Kerry, Robert Kennedy, fu uno dei più grandi intrepreti prima di essere assassinato nel ’68 durante la corsa per le presidenziali. Un filo rosso che siamo felici di riannodare insieme.

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