Tattoo artist La sfida di Gilberta Se la rinascita parte da un fiore

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Gilberta Vita, 48 anni, milanese, studi all’Accademia di Brera, nel suo studio tatua solo piante e fiori e lo fa su corpi di donne che vanno da lei dopo aver subito importanti interventi chirurgici. O che soffrono di malattie non risolvibili , come Ilaria. E lei le fa rifiorire

Il gambo del fiore ha messo la sua piccola radice sul lato sinistro della sua schiena. Risale lungo tutta la scapola gettando i suoi petali color vinaccia da un lato e poi si inerpica ancora lungo tutto il collo e su, per una delicata nuca glabra, avvolgendola con i suoi colori. Adesso, Ilaria si guarda allo specchio e sorride. Ha cominciato a perdere i capelli a 10 anni per via dell’alopecia e solo adesso che ne ha 49 ha smesso di indossare parrucche: il fiore che si è fatta incidere sul corpo è la sua rinascita: «Volevo rendere bella quella parte malata di me».
La tatuatrice che le ha fatto in testa quel capolavoro si chiama Gilberta Vita, ha 48 anni ed è di Milano, ha due figlie e ha fatto l’Accademia di Brera, specializzandosi in scultura. Poi, dopo mille lavori diversi, tutti artistici, ha imboccato la strada dei tatuaggi ma con una particolarità: nello studio di via Mauro Macchi a Milano, di proprietà del suo amico fraterno Marco Matarese, disegna e tatua soltanto piante e fiori e lo fa prevalentemente su corpi femminili. Le donne che vanno da lei hanno subìto importanti interventi chirurgici e, dopo lunghi percorsi, spesso sofferti e dolorosi, vogliono ripartire, ricominciare, inaugurare nuove fasi di vita trasformando le loro cicatrici in forme di pura bellezza.
«Qui arrivarono ragazze di trent’anni ma anche donne di quaranta e cinquanta – dice – portano sul corpo segni e cicatrici di interventi chirurgici importanti: la mastectomia senza ricostruzione del seno, la chiusura dell’addome per risolvere la diastasi, operazioni di diversa natura. Oppure persone come Ilaria, che hanno l’alopecia, o donne che hanno sulle braccia e sulle gambe le cicatrici sottili di quando si tagliavano da ragazze. Poi superata quella fase di sofferenza, vogliono trasformare quei segni in qualcosa di diverso».


Non camuffiamo nulla
Lo studio è stato arredato da Marco, che prima faceva il decoratore: le pareti grigie sono quasi completamente abbellite con ex voto, il luogo dà un senso di protezione e pace, come in un santuario. …

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