Ucraina, Berlino esempio di solidarietà Ma crescono le aggressioni ai russofoni

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Quasi tutti donne e bambini, perché agli uomini non è concesso espatriare. In gran parte scendono dai treni in arrivo da Varsavia, alla stazione centrale. Ad attenderli ci sono decine di volontari con cibo, acqua, tè caldo, vestiti. La sindaca di Berlino, Franziska Giffey, ha chiesto ripetutamente una distribuzione più equa dei rifugiati ucraini tra tutti gli Stati federali tedeschi. «Berlino non può farcela da sola»

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, a Berlino arrivano ogni giorno almeno 10 mila rifugiati. Quasi tutti donne e bambini, perché agli uomini non è concesso espatriare. In gran parte scendono dai treni in arrivo da Varsavia, alla stazione centrale. Ad attenderli ci sono decine di volontari con cibo, acqua, tè caldo, vestiti. Casacca gialla per chi parla inglese, casacca arancio per chi capisce e parla il russo o l’ucraino.
«Perché dovrei starmene seduta a casa a non fare niente se posso venire qui ad aiutare queste persone in difficoltà?», spiega Hanna, una giovane volontaria a Rbb, l’emittenete radiotelevisiva dei Lander di Berlino e Brandeburgo. I vigili del fuoco si occupano dei feriti, mentre alcune famiglie si assiepano attorno ai binari con cartelli in russo e in inglese: «Abbiamo due letti liberi», «Una camera a disposizione da noi». Decine di berlinesi ospitano i profughi a casa loro, in attesa che possano essere destinati ad altre strutture o ricongiungersi con familiari e parenti in tutto il Paese o in altre parti d’Europa.

Troppa pressione su Berlino
All’improvvisazione dei primi giorni si è presto sostituita la macchina organizzativa delle associazioni caritatevoli tedesche. All’esterno della stazione centrale è stato installato un grande tendone, chiamato Welcome Hall (sala di benvenuto). è attivo dal 9 marzo ed è gestito dalla Berliner Stadtmission (missione cittadina) della chiesa evangelica, che coordina i volontari. Il sostegno economico è garantito dalle donazioni dei cittadini e da risorse messe a disposizione dall’assessorato al sociale del comune-regione di Berlino.
Non mancano però i motivi di preoccupazione. La sindaca di Berlino, Franziska Giffey, ha chiesto ripetutamente una distribuzione più equa dei rifugiati ucraini tra tutti gli Stati federali tedeschi. «Berlino non può farcela da sola – ha dichiarato a Rbb il 17 marzo scorso –. Serve un approccio congiunto a livello nazionale».

Russi vittime di minacce
A fronte della solidarietà incondizionata per i profughi ucraini, si segnalano non pochi casi di aggressione a cittadini di lingua russa. Sono circa 145 mila i berlinesi che provengono dalle ex Repubbliche sovietiche e molti di loro raccontano di essere stati minacciati o presi a male parole, solo perché parlano russo.
«Abbiamo notato che, da quando è iniziata la guerra, il numero dei nostri clienti è diminuito almeno del 20% – 30%», ha raccontato a Rbb radio Egor, che lavora al ristorante russo Datscha, nel quartiere di Kreuzberg. «Il primo giorno dell’attacco ci sono arrivate una quindicina di chiamate minatorie».
Nei parchi giochi le mamme e le nonne di lingua russa si presentano con palloncini gialli e blu o con cuori di carta dello stesso colore, appuntati alla giacca, per manifestare la propria solidarietà al popolo ucraino. «Vogliamo prevenire insulti o comportamenti aggressivi nei nostri confronti – spiegano sconsolate –. Siamo russe, ma contro questa guerra assurda. è incredibile quello che sta succedendo».

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