Unione Europea Post pandemia: l’Europa farà la sua parte

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È arrivato il momento della ricostruzione dopo la devastazione. La pandemia ha messo a dura prova il nostro sistema e ci ha rivelato quanto siamo vulnerabili. L’Unione Europea deve fare la sua parte fino in fondo

Centinaia di migliaia di persone morte, ospedali pieni, l’economia e la società bloccate, una situazione che mai avremmo immaginato possibile: questa pandemia ha messo in mostra le nostre fragilità, l’importanza della solidarietà e il ruolo centrale della salute e della cosa pubblica.
L’Unione Europea deve fare luce su una realtà negata da molti, ma nota a tutti ed enfatizzata dalla pandemia: la dimensione della povertà e della marginalizzazione che questa comporta. Ma la povertà non cresce sugli alberi. Non è un virus che arriva all’improvviso. Si è poveri o si diventa poveri a causa di un sistema economico totalmente sbagliato che mette il profitto al centro di tutto. Bisogna dire basta ad un’economia basata esclusivamente sulla crescita illimitata, che non rispetta l’ambiente, distrugge la coesione sociale ed è causa, negli ultimi anni, della crescita esponenziale della povertà.
Nell’affrontare la risposta alle conseguenze della pandemia ci sono state azioni concrete per creare una nuova Europa, che abbia la solidarietà come punto di partenza e l’uguaglianza come punto di arrivo. Abbiamo raggiunto accordi su provvedimenti straordinari e adottato misure eccezionali.


Assistenza agli ultimi
Il Parlamento Europeo è pienamente consapevole di come il sostegno ai servizi sociali e all’assistenza dei più poveri sia fondamentale per mantenere la coesione della nostra società. E, nel nostro piccolo, lo abbiamo dimostrato quando, nei primi mesi di pandemia, abbiamo accolto nei nostri edifici donne in situazione di vulnerabilità e abbiamo preparato pasti caldi per i senzatetto.
L’Unione Europea è profondamente cambiata negli ultimi anni. Ci sono state vittorie e sconfitte, momenti di grande entusiasmo e anche di sconforto. Pensiamo al progetto di una Costituzione Europea, naufragato ma confluito nel Trattato di Lisbona del 2009, in cui i nostri più importanti valori sono stati sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali. Sono stati introdotti nuovi diritti, per esempio quelli connessi allo sviluppo tecnologico, e rafforzato quelli esistenti. Adesso i cittadini possono sollecitare la Commissione Europea e presentare proposte di atti normativi.
Ricordiamo, inoltre, anche il grande allargamento a Est, con l’inclusione nell’Unione Europea dei Paesi che facevano parte dell’ex blocco sovietico. La Brexit è stata una ferita che ci ha fatto capire quanto ancora ci sia da lavorare, quanto le conquiste ottenute non siano ancora sufficienti per raggiungere il traguardo di un’Europa responsabile, solidale e unita per rendere migliore la vita delle persone.


Ripensare gli obiettivi
Dobbiamo ripensare i nostri obiettivi. Il Green Deal è l’occasione per un sistema economico e sociale che valorizzi la Terra e le sue risorse, non per depredarle. È il momento della ricostruzione dopo la devastazione. La pandemia ha messo a dura prova il nostro sistema, ci ha rivelato quanto siamo vulnerabili e ha dimostrato che l’Unione può e deve fare di più, deve essere messa in condizione di agire con maggiore autonomia per adottare politiche comuni sempre più necessarie. Per questo abbiamo lanciato la Conferenza sul futuro dell’Europa che ha aperto i lavori il 9 maggio. La nuova democrazia europea deve essere di tutti, deve valorizzare il pluralismo e le diversità, perché sono le principali ricchezze di cui disponiamo.
Mi rivolgo a tutti i cittadini europei: le istituzioni da sole possono fare poco se non sono coadiuvate da un movimento che viene dal basso, se non alimentate dalla linfa del cambiamento presente in ognuno di noi. Negli ultimi venticinque anni abbiamo affrontato tante sfide. È il momento di non mollare la presa, anzi, di chiedere uno sforzo comune per uscire dalla pandemia e creare un’Europa nuova. Abbiamo già costruito le fondamenta, i nostri valori sono ben chiari.
Il Next Generation EU ci dà le risorse per superare la crisi e la Conferenza sul futuro dell’Europa ci offre un’opportunità senza precedenti per riformare la nostra Unione e renderla più aperta ai cittadini, più accogliente per i bambini, per i giovani e le donne, più preparata alle battaglie che dovremo affrontare. Vogliamo un’Europa più felice perché più giusta. Le istituzioni non possono ridursi a contemplare l’esistente perché il mondo post pandemia non tornerà quello di prima. Serve coraggio. E soprattutto rimettere al centro delle nostre priorità il bene comune e non quello di pochi.

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