La crisi delle librerie indipendenti. L’appello ai lettori

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è di pochi mesi fa la chiusura di due fra le più note librerie indipendenti a Milano, Corteccia e Tiritera. La prima, in zona Foppa, era una libreria specializzata in letteratura per infanzia e adolescenza. Era aperta da dieci anni. Tiritera, in via Govone, zona piazza Firenze, aveva aperto nel 2015. Recentemente la Lim, associazione delle Librerie indipendenti di Milano ha scritto all’amministrazione comunale lanciando il grido d’allarme per la crisi della cultura indipendente che sta attraversando la città. Attualmente le librerie indipendenti sono 36. Luca Ambrogio Santini, che undici anni fa ha chiuso la sua libreria in Ticinese e che continua a vendere libri sulla sua Libretta (la bicicletta/libreria), è oggi il presidente dell’associazione. Recentemente ha anche lanciato un sos sui social alle istituzioni e ai lettori. Ai lettori chiede meno acquisti online: «Scegliete le piccole librerie».
Quali sono le ragioni principali di questa flessione e cosa avete chiesto al Comune di Milano?
Il mercato del libro in generale è in flessione e nei primi mesi del 2024 la crisi è ormai evidente. Le vendite online sono la nostra più grande concorrenza. In più, il governo ha eliminato, con l’ultima finanziaria, diverse agevolazioni che erano state prese dai governi precedenti per venire incontro alle librerie diffuse sul territorio: affossato il decreto Franceschini che aiutava le biblioteche e le librerie del territorio; ridotto il tax-credit, ovvero il sostegno nella forma del credito d’imposta istituito con la legge di bilancio 2018; stravolto il bonus cultura 18 app, infatti dal 2024 per ottenere il bonus serve la soglia Isee o un voto meritevole. A livello nazionale però noi non possiamo proporre nulla, siamo un’associazione locale, quindi ci stiamo confrontando con il Comune di Milano per ottenere un riconoscimento del valore culturale e sociale del nostro lavoro. Vediamo se ci sarà ascolto e sostegno.
Quali sono le peculiarità di una libreria indipendente?
Siamo certamente dei commercianti, ma rappresentiamo anche dei presidi culturali nei quartieri della città. Spesso l’unica presenza in strade e zone prive di teatri, cinema, biblioteche. Lavoriamo in collaborazione con le associazioni culturali e sociali dei nostri quartieri, con le scuole, con le biblioteche. Facciamo gruppi di lettura affollatissimi. Oltre la vendita dei libri, che pure è fondamentale per tutta la filiera, facciamo anche comunità.
C’è un problema di concorrenza fra le librerie indipendenti e quelle di catena?
Lavoriamo sul territorio a 360 gradi e siamo l’unica possibilità per far sopravvivere la bibliodiversità. Attraverso la nostra proposta riusciamo, ad esempio, a dare spazio a editori indipendenti, a valorizzare i libri di qualità che non trovano posto nelle librerie di catena.

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