19 settembre 1988 Da quel giorno il mondo del calcio sa chi è lo Zambia

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A Kwangia, olimpiadi in Corea del Sud, settembre di trent’anni fa, era di lunedì, si affrontarono Italia e Zambia. Nei giorni di vigilia fiorivano le battute: «Ma questi giocano coi piedi o con le mani?». «A quanti gol dobbiamo fermarci per non umiliarli?»

Kwangju, Corea del Sud, Olimpiadi 1988. Il 19 settembre, era di lunedì, Italia contro Zambia. Non si erano mai affrontate prima, non si sarebbero più affrontate dopo. Erano già state aperte le porte al professionismo. E de Coubertin riposasse pure in pace. Più di tante pagine possono servire i tabellini della partita, anzi le pagelline, che ricopio da Repubblica di allora.

Zambia-Italia 4-0
Marcatori: K. Bwalya al 41’ e al 56’, autorete di Pellegrini al 64’, K. Bwalya al 90’.
Zambia: Chabala 6,5; Chabinga 6,5, Mumba 7, Chomba 6,5, Melu 7,5 ; Makinka 7, Johnson Bwalya 7, Musonda 7,5, Nyirenda 6,5 (dal 71’ Chikabala sv); Chansa 7, Kalusha Bwalya 8,5.
Italia: Tacconi 6,5; Tassotti 4, Ferrara 4, Cravero 5,5 (dal 61’Pellegrini sv), De Agostini 5,5; Colombo 5 (dal 61’ Crippa sv), Mauro 4, Iachini 4, Galia 4; Carnevale 4, Virdis 6.
Arbitro: Hackett (Inghilterra) 5,5.
Faceva caldo, il radiocronista zambiano indossava una blusa con su stampati dei leoni rossi. Molto allegra anche la divisa della squadra: arancione, con calzettoni color turchese. Francesco Rocca, allenatore dell’Olimpica e da calciatore detto Kawasaki, terzino velocissimo e instancabile prima che un grave infortunio lo costringesse a smettere. La panchina l’aveva ereditata da Dino Zoff, passato su quella della Juve. Era un’Italia molto forte, sulla carta. «Su la carta tuto bén, xe su l’erba che le robe le se complica», avrebbe ammonito Nereo Rocco, ma era morto da nove anni. Era un’Italia forte e sicura di sé. Nei giorni di vigilia fiorivano battutacce: «Ma questi giocano coi piedi o con le mani?». «A quanti gol dobbiamo fermarci per non umiliarli?»…

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