La lettura e la scrittura ci portano in questo spazio. A colloquio con Alessandra Carati, terza allo Strega 2022, con il suo romanzo E poi saremo salvi che ci riporta alla guerra di Bosnia
Avevamo paura e la paura si mangia ogni sentimento. È Aida, la piccola protagonista del romanzo di Alessandra Carati, E poi saremo salvi, Mondadori, a raccontare la paura che si mangia ogni cosa, nella fuga con la madre, Fatima, verso l’Italia, la salvezza. Il romanzo porta i lettori dentro la guerra di Bosnia, 1992-1995, e lo fa con la grazia, e la partecipazione, propria delle grandi scrittrici. Alessandra Carati è arrivata terza al Premio Strega 2022. Le abbiamo chiesto di raccontare il suo libro e con esso la grande Storia del nostro tempo.
Nel tuo romanzo – nella prima parte soprattutto – c’è lo sguardo di una bambina che guarda gli adulti muoversi dentro la guerra, e cerca di comprendere. Fa la differenza lo sguardo di un bambino nel raccontare la guerra?
Per Aida bambina la guerra è una parola che non si porta dietro nessuna immagine, nessun significato. Durante la fuga dalla Bosnia, lo spavento di Aida è lo spavento di sua madre, il dolore di lei. Aida di sua madre indovina ogni movimento, ogni tremore, ogni accelerazione cardiaca. Nel romanzo è la sua piccola voce a guidare il racconto della propria crescita, dentro una situazione estrema. In Italia vede la madre sgretolarsi sotto il peso della nostalgia e lotta contro un feroce desiderio di lei, fino a capire che per sopravvivere ha bisogno di un altro rifugio. Il suo bisogno si salda con quello di Emilia, una volontaria buona e accogliente. Emilia è una seconda casa, come l’Europa. Eppure Aida presto si accorgerà che nessuna storia d’amore è profonda quanto quella con la madre.
Quando nasce dentro di te questa storia?
Nel 2008 un incontro ha acceso la mia curiosità per un gruppo di bosniaci. Vivevano a…