Casa Circo L’arte circense crea percorsi di inclusione

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Il circo inteso non come prestazione, ma come attività di socializzazione alla ricerca del benessere individuale e di gruppo, per affrontare fragilità e coltivare l’autostima. Il circo sociale è aperto a tutti, crea amicizie, nuovi punti di riferimento e maggior consapevolezza

Il circo è di per sé inclusivo, aperto alle diversità e alle differenze, una miscellanea di generi e persone. La sua pista rotonda livella i ruoli, dando libero spazio alle individualità, nella ricerca di superare i propri limiti, ma anche alle relazioni, alla cooperazione, rappresentando un vero e proprio contenitore di socializzazione.
Quando poi le discipline circensi sono utilizzate in ottica socio-educativa e pedagogica, gli attrezzi diventano strumenti di mediazione per creare relazioni, allora il circo può diventare un motore di benessere di comunità e di trasformazione sociale. È il circo sociale, una pratica sviluppatasi in Europa e in Italia negli ultimi vent’anni sull’esempio dell’esperienza del Circo Picolino, creato in Brasile, a Salvador de Bahia, negli anni Novanta per favorire l’educazione e l’inclusione sociale di minori e giovani a rischio.
«Nel 2005 seguimmo un progetto di clown sociale in Brasile e lì scoprimmo la forza enorme delle discipline circensi dal punto di vista socio-educativo. Tornati in Italia decidemmo di formarci a quella metodologia e di capire come poter importare quel metodo di lavoro» ricorda Sara Sibona, tra i promotori del circo sociale in Italia e a Torino attraverso le varie attività della Fondazione di partecipazione Uniti per crescere insieme (Uci). In scuole, ospedali, carceri minorili …

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