Clown dottori Fiutare l’umano con un naso rosso in tasca

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Il pioniere della comicoterapia mondiale Michael Christensen e il primo clown dottore italiano Rodrigo Morganti, ospiti a un corso di formazione per operatori socio-sanitari ed educatori di Ragusa. «Non basta far ridere un bimbo, devi ridere con lui»

Già, non è da tutti fare il clown. Ti tocca far ridere anche dove c’è tristezza, portare leggerezza per stemperare sofferenze o anche: «grattar via qualcosa per dare valore allo spettro emozionale delle persone, alla loro dimensione umana». Così dice Fabio Ferrito, clown dottore dell’associazione Ci Ridiamo Sù di Ragusa che, in collaborazione con la Fondazione San Giovanni e l’associazione Docenti per la ricerca di Modica, ha organizzato un percorso intitolato L’umano prima di tutto! Col naso in tasca, 4 giornate formative – per docenti, assistenti sociali e socio-sanitari, volontari, educatori – sull’inclusione, l’ascolto e la comunicazione sensibile in classe. A tenere le lezioni, due ospiti d’eccezione: l’americano Michael Christensen, pioniere della comicoterapia, e Rodrigo Morganti, primo clown dottore italiano.


Per dovere di ospitalità, partiamo da Michael. Che cosa evoca in te la parola umano?
Ci sono strumenti specifici che un artista, entrando in ospedale, deve usare per fare un buon lavoro: l’abilità di essere presente, di elaborare velocemente una mole di informazioni fisiche ed emozionali, di essere emozionalmente maturo. Messe accanto ad altre tecniche (giocoleria, musica, improvvisazione), queste skill sono basilari. E ho realizzato che le abilità che fanno di un bravo artista un clown dottore sono le stesse che possono fare grande un medico. E sono utili a chiunque entri in relazione …

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