Cose Nostre

Facebook
Twitter

Diciottomila edifici e tremila aziende, questo il patrimonio di beni confiscati alla mafia che restano inutilizzati perché non ancora assegnati. E più della metà dei beni già assegnati ai Comuni non sono utilizzati. Per eccessiva burocrazia, incapacità gestionale o disinteresse.
Un bilancio tra luci e ombre quello che racconta i primi 12 anni di attività dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Nel Pnrr sono previsti stanziamenti per nuovi progetti, ma il bando esclude il terzo settore, uno dei soggetti più attivi sul fronte della gestione. Viaggio di Scarp tra alcuni progetti di rinascita del territorio

In un periodo in cui si guarda alla necessità di ripresa e ripartenza, dopo due anni in cui una grande fetta della nostra società è stata ridotta allo stremo economico, sociale e psicologico, si direbbe che sia necessario far leva su tutte le risorse che il nostro Paese ha a disposizione. Eppure c’è un grosso patrimonio che resta parcheggiato e inutilizzato. Per l’esattezza, 18 mila edifici e 3 mila aziende che potrebbero essere messi a disposizione di Comuni e realtà del terzo settore per usi sociali, ma che restano invece inutilizzati.
Stiamo parlando di quelli chiamati beni confiscati alle mafie, prevalentemente immobili e aziende, sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che secondo la legge 109 del 1996 devono essere destinati a finalità istituzionali e sociali.
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, aggiornati allo scorso giugno, attualmente in Italia, i beni censiti e ancora da destinare, consistono in oltre 18 mila immobili e 2.929 aziende distribuiti in 2.176 Comuni. Pochi mesi prima, anche Libera aveva fotografato la situazione in un Rapporto che faceva il bilancio dei primi 25 anni di applicazione della legge, segnalando che sono stati circa 36 mila i beni immobili confiscati dal 1982 ad oggi. Di questi, circa 17.300 hanno avuto una destinazione d’uso, mentre gli altri sono ancora in carico all’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali perché presentano delle criticità: sono da ristrutturare, sono edifici occupati, hanno irregolarità urbanistiche, non sono ancora terminate le verifiche dei creditori…
Non solo. Secondo una ricognizione sempre dell’Agenzia nazionale effettuata su circa 2.600 Comuni, è risultato che solo la metà ha effettivamente messo in uso gli edifici ricevuti in gestione.
E ancora, molte amministrazioni comunali dicono di non sapere neanche se nel loro territorio esistano beni sotto sequestro. E se lo sanno, spesso non conoscono quali sono gli usi a cui potrebbero destinarli e quali le procedure da seguire.
«Se da un lato evidenziamo…..

Leggi di più

Gli ultimi articoli

Gli argomenti più seguiti