Danilo Luiz da Silva «Il calcio? Abbiamo sempre bisogno l’uno dell’altro»

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Al difensore della Juventus il premio L’Altropallone per il suo impegno sociale in Brasile. E a Scarp, sul tema del razzismo dice: « Educhiamo i bambini, saranno loro a fermarlo»

Un pallone (per un cuore) d’oro, non per meriti sportivi, ma per l’utilizzo del calcio come strumento per promuovere inclusione, uguaglianza ed educazione: questo è L’Altropallone.
Nell’albo d’oro spuntano i nomi di Damiano Tommasi e Gino Strada, Cesare Prandelli e padre Kizito Sesana, Javier Zanetti e Sara Gama, Lilian Thuram e Gennaro Gattuso, Diego Milito e Samuel Eto’o. Ma anche di Gianni Mura, storico presidente della giuria. E di Astutillo Malgioglio, che già da calciatore investiva tempo e risorse per aiutare ragazzi con disabilità.

La venticinquesima edizione de L’Altropallone è stata assegnata a Danilo Luiz da Silva, difensore della Juve e del Brasile.
Danilo risponde alle nostre domande poche ore prima dell’amichevole che la Seleção ha disputato contro il Senegal, ultimo appuntamento prima delle vacanze che il difensore passerà a Bicas, in Minas Gerais, sua città natale e sede del suo progetto: Futuro Re2ondo. Un’accademia che coinvolge oltre 140 tra bambini e bambine e che utilizza il calcio come strumento di educazione e aggregazione inclusiva: ragazzi che hanno la possibilità di vivere un’esperienza di sport in chiave educativa oltre a ricevere supporto scolastico, cure dentali, accompagnamento pedagogico e psicosociale.

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