La città dei Contrasti

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New York

Reportage Sulla strada con i poeti senzatetto

Il racconto di una giornata in compagnia di HoboBob e Obsidian, due poeti homeless afroamericani con il loro pc. Vero simbolo di come sia facile cadere

Si chiamano Gregory Deloatch e Daniel Canada anche se io li ho conosciuti con i nomi di HoboBob e Obsidian, i due poeti afroamericani senza casa, senza tetto, senza niente, tranne uno zaino dell’esercito, un telo impermeabile, un computer portatile rimediato chissà dove e un’ineluttabile dipendenza dall’alcol.
Uno con moglie e figli altrove, che non ne potevano più di vederlo bere, l’altro con un passato da veterano delle forze armate, uno, due, tre tour in Iraq, una ferita d’arma da fuoco sull’addome e un’altra (cento altre) meno visibili magari, ma di sicuro altrettanto dolorose.
Il fondale è dipinto grigio fumo come il vapore che esce da un tombino, la scena è New York, una città le cui strade sanno ancora essere spietate nonostante (o forse a causa di) tanta gentrificazione selvaggia. Strade che se ci passi per andare al lavoro o portare i figli a scuola sono piene di insegne, di luci, colori, di gratificazioni, ma se ci vivi di giorno e ci dormi di notte, sono sempre buie, come se il sole non sorgesse mai e l’alba, timida al neon, arrivasse solo quando aprono i liquor store che ti fanno ancora credito o quando acchiappi un pollo che ti paga il quartino di whisky. Il pollo in questo caso ero io. Mi ero appassionato, appena arrivato in città nel 2006, ad una cosa che non avevo mai visto: serate di open mic in cui poeti sconosciuti della domenica pagano 3 dollari per salire sul palco di un bar a Times Square, o in un teatrino off-off-off o nell’East Village, per declamare i propri versi inediti a una platea, sempre la stessa, di aficionados. Un karaoke in versi. …

Mosca

Senza dimora «Invisibili soprattutto per lo Stato»

A Mosca, come nel resto della Russia, crescono i senzatetto. Molti i reduci dal fronte ucraino. Ora lo Stato pensa di utilizzarli come manodopera gratuita

Sono i più invisibili di tutti. Non li vedi perché non vogliono che tu li veda. Scopri che dormivano negli anfratti di un cantiere della metropolitana soltanto quando la polizia arriva a sloggiarli. Il disagio sociale nascosto dietro alla sfavillante facciata della capitale-Potjomkin della Russia di Vladimir Putin. Pur di rimuoverli dalla vista, si sono inventati di tutto. Due anni fa hanno riaperto le vytrezviteli, le “stazioni di disintossicazione” create in epoca zarista per soccorrere gli ubriachi che congelavano in strada e trasformate in uno strumento di repressione sotto Iosif Stalin. E ora vorrebbero istituzionalizzare le illegali “case di lavoro sociale” che danno vitto e alloggio in cambio di manodopera gratis e di fatto riducono in schiavitù. Eppure i senzatetto sono tanti: secondo le recenti stime della società di ricerca indipendente Validata, basate sul numero di morti di cui non si conosce né nome né residenza, sarebbero almeno 238 mila a Mosca e due milioni e 130 mila in tutta la Russia, contro una disponibilità di soli mille posti letto nella capitale e 8.500 nella Federazione. «Gente che ha perso il lavoro o non può affittare un alloggio. Una tendenza iniziata nel 2020 con il Covid, ma peggiorata con l’inizio del conflitto in Ucraina quando diverse aziende straniere hanno abbandonato il mercato russo. Nel 2022, per citare un dato, le richieste di cibo sono aumentate del 50-60 per cento rispetto all’anno prima» …

e poi Los Angeles, Napoli, Camini, Confine Usa/Messico

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