Lunàdigas Donne senza figli non significa donne incomplete

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Lunàdigas è la parola che i pastori sardi utilizzano per indicare le pecore che in alcune stagioni scelgono di non figliare. Poi è diventato un film e un collettivo di donne capace di superare il tabù secondo cui le donne senza figli sono egoiste, incomplete o rami secchi

Egoiste. Ma anche incomplete, rami secchi, diverse. Con queste parole ci si riferisce spesso a quelle donne che nella vita scelgono di non avere figli, e che, proprio in virtù di questa scelta, rimangono incastrate e intrappolate nei pregiudizi altrui. «Quella delle donne che scelgono di non essere madri è una realtà articolata e poco conosciuta dalla quale emergono ragioni e sentimenti inaspettati, sempre diversi per ogni singola donna. Per questo, per dar voce a tutte loro e farlo con le parole giuste, nasce Lunàdigas, ovvero delle donne senza figli: un film e un collettivo di donne tutte volontarie e tutte professioniste» – spiega Nicoletta Nesler, autrice, regista e co-fondatrice del progetto insieme a Marilisa Piga.
La parola Lunàdigas viene dalla lingua sarda, usata dai pastori per indicare le pecore che in certe stagioni decidono di non figliare. «Volevo un nome che sapesse descrivere senza negare – come quasi sempre accade – le donne senza figli e le non madri. E questo ci è sembrato perfetto». Lunàdigas è infatti un termine in grado di affermare e confermare, con autoironia, l’esistenza e l’identità di tutte quelle donne che si sentono complete anche senza aver messo al mondo dei bambini, sfidando stereotipi, luoghi comuni e sensi di colpa. Così, un po’ inconsapevolmente e con molto coraggio, inizia la storia

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