Tipi da Citta Sistema Cittadella: la scienza del calcio spiegata bene

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Prendete una città di 20 mila anime in provincia di Padova, una famiglia di imprenditori che crede nel calcio, un direttore sportivo e un allenatore che puntano tutto sulle giovanili e sullo scouting di giocatori poco valorizzati. Mescolate bene e otterrete una squadra protagonista di 13 stagioni in serie B

La Nazionale passa ma il Citta, invece, resta. E resta anche se ha appena cambiato allenatore, ruolo qui sacerdotale quasi come quello del direttore sportivo, che è lo stesso da vent’anni. Lascia infatti, dopo sei stagioni, il veneto d’Australia Roberto Venturato, 58 anni ovunque portati con fair play – altro che inglesi – e gli subentra in panca il suo vice, Edoardo Gorini, veneziano di 47 anni. Nonostante il cambio, il confronto con i fuoriclasse azzurri regge comunque all’indomani del catalogo di meraviglie di cui discettare a proposito dell’Italia campione d’Europa a Wembley, più forte non solo della tronfia Inghilterra ma anche, in ordine sparso: del Covid, delle patrie tradizioni sportive, dei pronostici avversi stilati dagli immancabili esperti, dello spauracchio dei calci di rigore, dalla mancanza di un centravanti degno di questo nome.
Ma, come già accaduto in passato, trascorso un po’ di tempo dalle notti magiche, dalla sfilata del pullman per una Roma osannante, la squadra azzurra di Roberto Mancini tornerà fra le quinte del quotidiano spettacolo calcistico, pronta a rifare capolino per qualificazioni mondiali e Nations League. Nel frattempo, la scena resterà saldamente nelle mani di tipi come Elhan Kastrati, albanese ventiquattrenne di Has professione portiere, di Federico Proia, venticinquenne centrocampista romano finito nelle liste dei sogni di mezza serie B, e di Roberto Ogunseye che nel nome e cognome rivela di essere attaccante italiano, nato a Mantova ventisei anni or sono, ma di origini nigeriane.


Tipi da Citta
Sono tutti e tre tipi da Citta, nome di battaglia affibbiato dai tifosi alla granata squadra del loro cuore, ovvero il Cittadella, club che in serie B rappresenta l’omonima, splendida cittadina murata da ventimila abitanti in provincia di Padova. La famiglia di riferimento è quella dei Gabrielli, imprenditori dell’acciaio, lo stadio di casa il Piercesare Tombolato da nemmeno ottomila posti, mentre per i gruppi ultras il riferimento è alla pacifica filosofia del viaggio comunque e ovunque messo in pratica a ogni trasferta dalla dominante consorteria dei Rabaltai, che in dialetto veneto significa “rovesciati”.
Questo contesto non spiega del tutto, ma in parte sì, la solida caparbietà e la lungimiranza di una società che, fra il 2000 e oggi, ha disputato quattordici stagioni fra i cadetti, due delle quali concluse dalla finale playoff persa di un soffio per salire nella serie A di Cristiano Ronaldo e Romelu Lukaku: prima contro il Verona, che nel 2019 perde l’andata al Tombolato prima di rimontare il risultato in casa, e, roba dello scorso giugno, contro un Venezia messo alle corde per 180 minuti giocati alla morte, come si usa dire.
Ecco chiarito come mai anche il Cittadella appartenga ormai al calcio che resta, e quindi conta, per dodici mesi all’anno. Quello professionistico, seguito dai media, animato da giocatori destinati a rivoluzionare le sorti di ogni calciomercato.
Come si può facilmente intuire, le sorti agonistiche e finanziarie del Citta dipendono da un modello che fa dello scouting di talenti e delle risorse del proprio vivaio i principali fondamenti: da una parte, quindi, si pescano nelle serie C e D giocatori da valorizzare e poi rivendere al miglior offerente dopo due o tre stagioni, e dall’altra si mantiene un settore giovanile che con le sue sedici squadre, oltre a cinque femminili, è costantemente posizionato al top degli standard nazionali.
Tanto per fare esempi tratti dalla rosa attuale, il già citato Proia rinasce al Tombolato dopo essere stato uno scarto del Bassano, analogamente a un Mario Gargiulo risorto nel centrocampo granata dopo altalenanti prestazioni all’Imolese, mentre un Donnarumma, solo omonimo del portiere-eroe degli Europei, è il terzino che di nome fa Daniele, inventato titolare a 29 anni da mister Venturato dopo una gavetta senza fine negli stadi del sud. Ancora più recente e clamoroso si staglia infine il caso di Enrico Baldini: attaccante sull’orlo del ritiro a 24 anni appena compiuti, dopo essere stato svincolato in C dal Fano, lo scorso gennaio viene rimesso dentro una squadra che lo porta a diventare mattatore dei playoff, nei quali una sua doppietta spedisce a casa in semifinale il Monza miliardario di Berlusconi e Galliani.


Sistema poco copiato
Ecco, restando in tema di plutocrati presidenti e relativi general manager, quanto si sono effettivamente accorti dell’ormai ventennale fenomeno Citta? Non granché, a giudicare dal fatto che proprio mister Venturato sta faticando a trovare un nuovo posto in panchina, come invece si augurava. D’altra parte, sempre la massima serie si è finora limitata a corteggiare Stefano Marchetti, direttore sportivo attorno a cui ruota da vent’anni la storia del club. Uno che, giovandosi del sostegno della famiglia Gabrielli, qui ha potuto programmare, seminare e raccogliere affidandosi a soli tre allenatori: Rolando Maran, noto per avere successivamente guidato Chievo e Cagliari, Claudio Foscarini, che con 294 partite consecutive detiene il record di permanenza alla guida di una squadra di B, e infine Roberto Venturato.
Ora è la volta di Edoardo Gorini, uno che vanta un pedigree da giocatore dove spicca il titolo di “Bandiera” del Varese dove ha giocato 252 partite. Un altro tipo da Citta.

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