Angeli del fango

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Viaggio di Scarp in Emilia- Romagna per raccontare le storie di chi resiste e sta cercando di ricominciare, nonostante tutto. Ma anche quelle dei tantissimi volontari che hanno deciso di rimboccarsi le maniche e non stare semplicemente a guardare. Tra loro molti giovani che, ancora una volta, come già accadde a Firenze nel 1966, stanno dimostrando di saper smentire i pregiudizi

Il 3 maggio era un mercoledì. «Lo ricordo perché ero a Russi con il parroco per fare una benedizione. Continuava a piovere quella mattina, così siamo andati a vedere il fiume. Era agitato, sembrava sul punto di esondare – racconta don Emanuele Casadio, direttore Caritas di Faenza. Avevo paura perché sembrava uno di quei momenti in cui può succedere qualsiasi cosa».
E qualcosa, poco dopo, è successa davvero. «Più tardi, lo stesso giorno, l’alluvione ha scatenato la sua distruzione su gran parte del Ravennate con una forza mai vista prima – mentre lo dice si guarda intorno, gli occhi bassi. Quello che si vede è una città ricoperta di fango. «Ho avuto paura di essere solo, abbandonato di fronte ad una cosa troppo grande».
Si è parlato spesso di fortuna in questi giorni: chi chiamandola per quella che è, altri riferendosi al caso, altri ancora ad una fatalità o ad una sventurata coincidenza. Perché a Faenza, in questi giorni, a fare la differenza tra la fortuna di salvarsi e la fatalità di veder distrutta la propria casa, sono stati solo pochi metri. La chiesa di San Domenico è uno di quei luoghi fortunati e per questo è divenuta il centro operativo dei volontari di Caritas dove si raccolgono e preparano kit di prima necessità, generi alimentari e vestiti che vengono poi distribuiti alle vittime dell’alluvione. Eppure, anche se incolume, camminando per i chiostri della chiesa, sono evidenti le tracce della tragedia che si sta consumando. Traspira dalle impronte infangate lasciate sulle piastrelle, dagli elenchi sparpagliati sui tavoli, elenchi di nomi, di case distrutte e strade da ricostruire. Emerge dal disordine, dalle cose fuori posto, dai pacchi di alimenti, di pannolini, di coperte ammassate nel presbiterio della chiesa, luogo di preghiera fattosi tragicamente magazzino delle necessità degli uomini.
Faenza non si arrende
Camminando per le strade di Faenza ci si aspetterebbe di …

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