Fratello, dove sei?

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La questione migratoria dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede l’aiuto di tutte le forze politiche. L’errore, non da oggi, è stato politicizzare il fenomeno, anche condizionati dal consenso e dalle paure

La lunga coda dell’estate ha permesso che il contatore degli sbarchi continuasse a girare, arrivando a toccare i 140 mila ingressi in Italia solo nel 2023. A Lampedusa, lembo di terra su cui vivono 6 mila persone, ad agosto sono sbarcati 5 mila migranti in un solo giorno. L’hotspot di prima accoglienza è attrezzato per ospitarne al massimo 400, ce ne hanno pigiati fino a 4 mila.
Non erano numeri inaspettati. A marzo infatti i servizi segreti segnalavano al governo 685 mila migranti sulle coste dell’Africa pronti a partire. Le realtà che si occupano di accoglienza lo dicevano: «Abbiamo già i posti quasi pieni adesso e nei prossimi mesi ne arriveranno a migliaia, bisogna organizzarsi ora». Ad aprile il governo ha dichiarato lo stato di emergenza.
Insomma, anche se i numeri degli sbarchi ci sono sembrati impressionanti, chi si occupa di migrazioni lo sostiene con sicurezza: in Italia non c’è nessuna emergenza immigrazione. Semmai c’è un problema che riguarda l’organizzazione del sistema di accoglienza. «Certamente i problemi ci sono, ad esempio a Lampedusa. È sotto gli occhi di tutti che quell’hotspot, in quelle condizioni da quindici anni, non era in grado, e non lo sarà senza interventi importanti, di far fronte a questi numeri – è convinto Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana –. Il problema c’è perché, nonostante le esperienze degli anni scorsi, non si è messo in piedi un sistema di primissima accoglienza in grado di far fronte ad arrivi quest’anno evidentemente crescenti. E che però, secondo noi, sono assolutamente gestibili».


Serve un sistema unico
Forti fa l’esempio dell’accoglienza dei profughi ucraini: «Nonostante numeri più alti, in quel caso il sistema non è andato in affanno …

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