l presentimenti di Alberto Ascari il perfezionista delle linee

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Predestinato. Figlio di Antonio, padrone di quelle Alfa Romeo dai cofani sterminati, icone degli anni Venti; compagno e amico di Enzo Ferrari giovane pilota; più duro e votato alla furia futurista da velocità, morto
in gara a Montlhéry, Francia, 1925, giorno 26, curva lunga a sinistra, anni 37. Occhio qui perché i numeri,
le date ricorrono, sono sghiribizzi del destino

Si chiamava Alberto Ascari. Detto Ciccio causa corporatura non proprio atletica, a prima vista. Un abbaglio. Quando guidava, braccia e mani sui volanti enormi di quelle macchine anni Cinquanta, si trasformava. Diventava un angelo, un dio, il campione.
Campione del mondo, infatti, due volte: 1952, 1953. Ferrari, si capisce. Predestinato, altro che Charles Leclerc. Figlio di Antonio, padrone di quelle Alfa Romeo dai cofani sterminati, icone degli anni Venti; compagno e amico di Enzo Ferrari giovane pilota; più duro e votato alla furia futurista da velocità, morto in gara a Montlhéry, Francia, 1925, giorno 26, curva lunga a sinistra, anni 37. Occhio qui perché i numeri, le date ricorrono, sono sghiribizzi del destino.
Alberto: preso da un’ambivalenza curiosissima. Attratto dall’avventura di papà, trattenuto da una madre che aveva patito e poi sofferto abbastanza…

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